Salute 28 Marzo 2019 14:15

L’ultimo articolo di Fernando Aiuti: «Vi spiego perché i vaccini sono sicuri. Senza di loro non avremmo mai sconfitto molte malattie infettive»

Ecco l’ultimo scritto dell’immunologo di fama mondiale pubblicato sull’Italian Journal of Prevention, Diagnostic and Therapeutic Medicine: «Il problema fondamentale è sostenere che il rischio beneficio è centinaia di volte a favore dei vaccini rispetto alla malattia. Inoltre è essenziale indicare alla popolazione le evidenze scientifiche»

di Fernando Aiuti
L’ultimo articolo di Fernando Aiuti: «Vi spiego perché i vaccini sono sicuri. Senza di loro non avremmo mai sconfitto molte malattie infettive»

Un lungo, documentato e appassionato studio riassuntivo sui vaccini. È il lascito dell’immunologo Fernando Aiuti, scomparso il 9 gennaio di quest’anno, pubblicato sull’Italian Journal of Prevention, Diagnostic and Therapeutic Medicine (IJPDTM), organo ufficiale della Simedet, Società Italiana di Medicina Diagnostica e Terapeutica, e che Sanità Informazione è in grado di riportare. Il professor Aiuti ha esposto questa lunga relazione all’evento dalla SIMEDET presso il Vicariato di Roma Casa Bonus Pastor lo scorso 10 ottobre. La relazione, di grande interesse, può essere considerato l’ultimo lascito scientifico di Aiuti: è incentrato sull’importanza dei vaccini e sul contrasto alle tesi no vax portando solide argomentazioni scientifiche a supporto. «L’attuale generazione di persone giovani – scriveva Aiuti – inclusi coloro che svolgono l’attività in campo sanitario, non conosce fortunatamente più le malattie infettive che si manifestavano fino a pochi decenni orsono. Queste malattie ora sono ora scomparse, in gran parte grazie all’impiego della profilassi vaccinale». Aiuti poi sottolineava «che oggi, a differenza del secolo scorso, il numero delle persone immunodepresse è aumentato e costoro rischiano di perdere la vita per mancanza di responsabilità delle persone che non si vaccinano e purtroppo per le campagne dei no vax». Tuttavia, per lo scienziato, non vanno taciuti i rischi, seppur bassi, che possono derivare dalle vaccinazioni: «È necessario fornire attraverso i mass media, un’informazione puntuale e corretta indicando anche, se ci sono, eventuali rischi vaccinali e valutare per le singole vaccinazioni il rischio beneficio confrontando i dati della malattia naturale con quelli della popolazione vaccinata. L’atteggiamento di alcuni medici e scienziati che riferiscono un rischio zero con alcune vaccinazioni è a mio avviso controproducente perché ci sono stati in passato, ma anche ora in misura minore, segnalazioni di effetti collaterali presenti, come per uso di ogni farmaco». Aiuti demolisce anche una delle principali tesi dei no vax, quella relativa alla pericolosità degli adiuvanti: «I no vax sostengono che i vaccini sono tossici per l’organismo e che negli adiuvanti sono contenuti strani metalli pesanti o particelle inerti che li renderebbero pericolosi. Premesso che quasi tutti i vaccini efficaci devono contenere adiuvanti per potenziare la risposta immunitaria, è ovvio che questi ultimi non hanno effetti tossici sull’organismo e sul sistema immunitario e sono stati sperimentati in numerosi trial clinici. Gli adiuvanti interagiscono con particolari recettori espressi dalle cellule dell’immunità innata in precedenza già citate e in grado di recepire le tracce dell’invasione dei microrganismi».

Vi proponiamo un lungo estratto della relazione del professor Fernando Aiuti.

RIASSUNTO

Lo scopo di questo editoriale è di valorizzare le documentazioni scientifiche immunologiche ed epidemiologiche dei vaccini e di riportare i rischi di alcuni vaccini in confronto alle malattie infettive naturali. Gli attuali vaccini sono in grado di stimolare sia l’immunità naturale sia quella adattiva, di indurre una lunga memoria immunologica con durata variabile secondo il tipo di vaccino o degli adiuvanti impiegati. I vaccini sono in grado di creare sia un’immunità cellulo-mediata che anticorpale. Alcuni vaccini evocano anche un’immunità locale secretoria in grado non solo di proteggere dalla malattia ma anche di bloccare l’infezione prima che diventi sistemica. È stato anche dimostrato che le vaccinazioni di massa (esempio contro il meningococco e lo pneumococco) sono riuscite a diminuire in modo significativo il numero di portatori sani di questi batteri e quindi di ridurre il rischio di contagio anche nella popolazione non vaccinata. I vaccini nel corso dei decenni sono stati sempre più perfezionati e resi più sicuri con minori effetti collaterali e capaci di indurre una maggiore protezione immunitaria. I vaccini più moderni sono quelli basati su RNA e DNA. Inoltre sono stati adottati adiuvanti sempre meno tossici e più efficaci. Nell’articolo sono anche riportati eventuali rischi di alcune vaccinazioni, ma ponendo l’accento sul dato che sono centinaia di volte più sicuri rispetto all’evento malattia. In particolare vengono anche segnalati gli effetti benefici della vaccinazione anti pneumococcica in anziani e in bambini. Purtroppo lo stato della vaccinazione contro lo pneumococco in Italia è lontano da quelli che dovrebbero essere i valori ottimali e sensibilmente inferiore a quello della media dei paesi europei. Vengono anche riportati alcuni lavori della letteratura internazionale, le raccomandazioni di società scientifiche e di governi stranieri che invitano a ripetere la vaccinazione anti pneumococcica e antimeningococcica nel tempo, in particolare in soggetti anziani e in persone affette da immunodeficienze secondarie.

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INTRODUZIONE

L’attuale generazione di persone giovani, inclusi coloro che svolgono l’attività in campo sanitario, non conosce fortunatamente più le malattie infettive che si manifestavano fino a pochi decenni orsono. Queste malattie ora sono ora scomparse, in gran parte grazie all’impiego della profilassi vaccinale. Alcune infezioni, come il vaiolo sono state eradicate e altre come la poliomielite e forse anche la difterite lo saranno tra pochi anni. Comunque secondo il Center for Diseases Control (CDC) molte malattie infettive contagiose potranno essere eliminate nei prossimi anni se si faranno campagne vaccinali efficaci in tutti i Paesi del mondo e in particolare in quelli africani e del sud est asiatico.

I vaccini hanno inoltre contribuito a ridurre la mortalità, la prevalenza e l’incidenza di numerose malattie infettive ancora purtroppo endemiche come la difterite, la pertosse, il morbillo, la rosolia, la parotite epidemica, il tetano, il colera, la poliomielite e tante altre. Oggi nel mondo si possono praticare le vaccinazioni contro ben 28 malattie infettive, mentre per altre la scienza medica non è ancora riuscita a trovare vaccini efficaci (tubercolosi, malaria, AIDS e sifilide). È stato dimostrato da studi epidemiologici che la vaccinazione è in grado di assicurare una protezione immunitaria efficace e quindi di ridurre anche la prevalenza dei portatori di alcune infezioni soltanto quando il tasso vaccinale, si mantiene superiore al 95% (cosiddetta immunità di gregge o di comunità). Se il valore è inferiore a questo indice, l’infezione si continua a propagare con una notevole frequenza nella popolazione generale causando epidemie o piccoli focolai epidemici. Questo fatto può creare problemi a persone immunocompromesse che non possono essere vaccinate con alcuni vaccini costituiti da virus attenuati. Infatti, la replicazione anche se controllata di questi virus modificati e resi meglio tollerati con vari passaggi in vitro, può causare danni in soggetti con sistema immunitario debole e quindi il rischio di complicanze può diventare elevato.

In particolare numerose persone affette da immunodeficienze primitive, acquisite o secondarie sono esposte a questi rischi. Tra queste ultime ricordiamo le persone splenectomizzate, gli ustionati, i pazienti sottoposti a trapianti di organi, gli obesi, i malnutriti, i pazienti affetti da AIDS e quelli trattati con chemioradioterapia in quanto affetti da neoplasie. Ricordiamo anche gli anziani, i diabetici, i pazienti affetti da malattie croniche dell’apparato respiratorio o con grave insufficienza renale e quelli affetti da malattie autoimmuni. È quindi importante ricordare che oggi, a differenza del secolo scorso, il numero delle persone immunodepresse è aumentato e costoro rischiano di perdere la vita per mancanza di responsabilità delle persone che non si vaccinano e purtroppo per le campagne dei no vax. È nostro dovere continuare con la promozione della vaccinazione sin dall’età pediatrica e poi anche in altre età (adolescenza, gravidanza) promuovendo le vaccinazioni di richiamo anche in anziani o persone che vivono in comunità. Una categoria quasi all’ultimo posto in tema di vaccinazioni e rappresentata dagli operatori del sistema sanitario nazionale (SSN).

È necessario fornire attraverso i mass media, un’informazione puntuale e corretta indicando anche, se ci sono, eventuali rischi vaccinali e valutare per le singole vaccinazioni il rischio beneficio confrontando i dati della malattia naturale con quelli

della popolazione vaccinata. L’atteggiamento di alcuni medici e scienziati che riferiscono un rischio zero con alcune vaccinazioni è a mio avviso controproducente perché ci sono stati in passato, ma anche ora in misura minore, segnalazioni di effetti collaterali presenti, come per uso di ogni farmaco. Questa a mio avviso è una verità che non si deve nascondere. Il problema fondamentale è invece sostenere che il rischio beneficio è centinaia di volte a favore dei vaccini rispetto alla malattia. Inoltre è essenziale indicare alla popolazione le evidenze scientifiche, ottenute da varie sperimentazioni cliniche o di laboratorio o negli animali e tra queste ricordare le modificazioni indotte dai vaccini sul sistema immunitario, insieme alle evidenze epidemiologiche.

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IMMUNITA’ INNATA E IMMUNITA’ ADATTIVA

Il sistema immunitario è costituito da un complesso di cellule e di molecole in grado di proteggerci dalle infezioni. Il nostro organismo possiede un’immunità innata, cioè un sistema protettivo primitivo e aspecifico costituito da varie cellule presenti nel sangue, nei liquidi biologici e nei tessuti in particolare nelle mucose a contatto con l’ambiente esterno. Queste cellule sono rappresentate dai macrofagimonociti, mastcellule, granulociti neutrofili, eosinofili, plasmacellule, linfociti timo-dipendenti con funzioni killer, e oltre a queste anche altre cellule in grado di produrre linfochine o interleuchine, come l’interferone. Queste molecole hanno tutte un’attività antimicrobicida e antivirale. L’immunità innata nella scala zoologica si ritrova da centinaia di milioni di anni in invertebrati e poi in vertebrati come pesci, anfibi sin dall’epoca dei sauri risalente a 200 -300 milioni di anni fa o ancor prima. Questi sistemi di difesa primordiali sono utili per la risposta primaria e insieme al complemento costituiscono una barriera difensiva fondamentale anche nei confronti di sostanze estranee che invadono i vari organismi animali. Un secondo tipo d’immunità e costituito da linfociti T e B denominato immunità adattiva perché le cellule e i loro prodotti sono in grado di modificarsi adattandosi alle sostanze estranee e producendo prodotti biologici fondamentali come gli anticorpi appartenenti alle cinque classi immunoglobuliniche. Un secondo tipo d’immunità e costituito da linfociti T e B denominato immunità adattiva perché le cellule e i loro prodotti sono in grado di modificarsi adattandosi alle sostanze estranee e producendo prodotti biologici fondamentali come gli anticorpi appartenenti alle cinque classi immunoglobuliniche. Orbene questi due tipi d’immunità contribuiscono alla risposta contro le infezioni in corso di malattie infettive, ma anche dopo immunizzazioni con vari antigeni vaccinici. Infatti, i vaccini evocano una reazione infiammatoria analoga a quella delle infezioni naturali.

La stimolazione vaccinica induce una proliferazione di macrofagi, linfociti e altre cellule in grado di allertare il sistema immune anche attraverso la proliferazione di linfociti killer e di linfociti B. Questi ultimi trasformandosi in plasmacellule sintetizzano immunoglobuline nel corso della risposta immune dopo infezione naturale o stimolazione con vaccini. Nella fase iniziale si forma una prima risposta immunoglobulinica anticorpale della classe IgM poi delle classi IgG, IgA e IgD. In corso di vaccinazioni le cellule immuni diventano da 100 a migliaia di volte più numerose rispetto alla fase della pre-stimolazione e inoltre queste cellule sono in gran parte fornite di memoria e sono in grado di allertarsi in caso di nuovo incontro con antigeni e in modo molto più rapido rispetto alle cellule vergini. La memoria immunologica pero non e sempre costante nel tempo, ma varia a seconda gli antigeni immunizzanti e dei vari adiuvanti presenti nei vaccini. Uno dei punti cruciali è che la risposta immunitaria adattiva e molto ampia nel repertorio della risposta anticorpale. I vaccini, anche se numerosi e somministrati nello stesso tempo in forme mono, bi, trivalenti e persino esavalenti, non creano mai danni al sistema immune che è sempre pronto ad armarsi perché dotato di milioni di diverse risposte immuni. Ovviamente nel corso degli anni la risposta immunitaria tende a diminuire salvo richiami degli stessi vaccini o infezioni naturali subcliniche che stimolano nuovamente queste cellule. Nel caso di antigeni variabili nel tempo, come sono quelli dei virus influenzali che modificano il loro patrimonio antigenico nel tempo, la risposta fallisce perché si trovano componenti antigeniche diverse rispetto a quelle presenti incorso di risposta iniziale e ciò crea assenza di protezione perché il sistema immunitario non e pronto a riconoscere questi neo antigeni.

IMMUNITA’ LOCALE E SECRETORIA

Inoltre il sistema immunitario è costituito anche nella sua componente adattiva da un apparato mucosale contenente linfociti B, plasmacellule, cellule del reticoloendotelio che insieme agli anticorpi costituisce la prima barriera difensiva esterna contro le infezioni degli apparati gastroenterico e respiratorio o oculare. La caratteristica principale è che nelle secrezioni salivari, lacrimali, gastroenteriche, vaginali sono presenti IgA secretorie che, oltre alla loro struttura anticorpale, possiedono in aggiunta una molecola denominata pezzo di trasporto, in grado di indurre una particolare resistenza agli anticorpi proteggendoli dall’azione degli enzimi proteolitici presenti nei vari secreti. La difesa immunitaria locale dotata anche di memoria immunologica è una formidabile protezione antinfettiva. Questa immunità locale è evocata anche da alcuni vaccini somministrati per via nasale o respiratoria o gastroenterica come nel caso della poliomielite, dei vaccini antinfluenzali attenuati, degli antirotavirus o dei vaccini antinfluenzali per aerosol di recente sperimentati. I vaccini quindi sono in grado di stimolare varie armi difensive, oltre quelle anticorpali e in particolare i linfociti helper o coadiutori, i linfociti effettori, i linfociti killer naturali e quelli dotati del recettore per FC delle Ig in grado di armarsi di molecole anticorpali che usano come meccanismo di distruzione della cellula bersaglio (ADCC o antibody dependent cellular citotossicity).

Quindi le modificazioni che avvengono nel sistema immunitario, in corso e dopo la stimolazione antigenica vaccinale, costituiscono una chiara evidenza della loro efficacia protettiva, come risulta anche da studi epidemiologici, ma anche sierologici.

Un’altra dimostrazione è che dopo la vaccinazione si ritrovano nel sangue, nelle secrezioni e nei tessuti. gli anticorpi specifici con rilevanza anche in vitro e in grado di avere effetti neutralizzanti elevati, tra cui l’avidità nei confronti di vari antigeni (immunità sterilizzante). Cioè gli individui immunizzati si proteggono da agenti esterni bloccando gli antigeni prima del loro ingresso nell’organismo e nel sangue circolante.

Lo scopo dei vaccini e proprio quello di indurre una memoria immunologica per cui i linfociti, se venuti a contatto con gli antigeni, iniziano a dividersi generando una famiglia (clone) di nuovi linfociti diretti contro il bersaglio riconosciuto inizialmente.

L’invasione degli antigeni viene anche bloccata da migliaia di linfociti B che attivandosi e trasformandosi in plasmacellule producono grandi quantità di anticorpi. Anche i linfociti natural killer se attivati, sono in grado di raggiungere i bersagli come in precedenza ricordato. Dai primi vaccini impiegati nel secolo scorso, inclusi quelli costituiti da tossine dei microbi, (difterite e tetano) c’è stata un’evoluzione verso quelli attenuati.

EVOLUZIONE DI VACCINI

L ’innovazione tecnologica ha permesso di preparare vaccini sempre più efficaci e tollerati come quelli costituiti da microbi o virus interi ma inattivati e vaccini attenuati da una serie di passaggi dei virus in vitro che li rendono meno aggressivi se inoculati nell’ospite da proteggere. Ricordiamo tra questi ultimi a questi i vaccini contro la poliomielite secondo Sabin o l’anti febbre gialla. Altri vaccini sono basati sulla tecnica del DNA ricombinante che codifica per proteine presenti su virus o batteri come quelli contro l’epatite B o contro il virus del papilloma (HPV).

VACCINI A RNA

Sono ad esempio quelli costituiti da polisaccaridi coniugati. Poiché in particolare nei bambini è difficile ottenere una risposta immunitaria in particolare contro i polisaccaridi coniugati, grazie alla coniugazione dei polisaccaridi della capsula batterica con proteine in grado di indurre una risposta immunitaria (come i mutanti inattivi della tossina difterica e tetanica) si è risolto in gran parte il problema della loro efficacia. Inoltre con questa coniugazione sono stati ottenuti vaccini in grado di indurre una risposta immunitaria T-dipendente (più duratura nel tempo) e B dipendente caratterizzata da produzione di anticorpi ad alta affinità della classe IgG. I vaccini coniugati di questo tipo sono quelli contro la neisseria meningitidis (meningococco), l’Haemophilus Influenzae di tipo B (HIB) e lo streptococcus Pneumoniae o lo Zica virus.

LA REVERSE VACCINOLOGY

È una nuova tecnica messa a punto da Rino Rappuoli, basata sul sequenziamento del genoma batterico per individuare le proteine presenti sulla superficie del batterio coinvolte nelle patogenicità del meningococco. Dopo vari test si è giunti a identificare tre proteine comuni a diversi ceppi batterici del meningococco B e quindi alla preparazione di un primo vaccino universale in grado di fornire una buona protezione contro le infezioni da meningococco B. In futuro con la reverse vaccinology si pensa di utilizzare questa tecnica per produrre vaccini contro lo stafilococco aureo, pneumococco e la clamidia. Queste tecniche sono state utilizzate insieme all’adozione di nuovi e più efficaci adiuvanti sia di derivazione batterica sia sintetici.

VACCINI A DNA

Questa tecnica si basa sulla possibilità di indurre nella persona da vaccinare direttamente gli antigeni contro i quali si vuole indurre una risposta immunitaria. Ciò si ottiene con cDNA che codifica per la proteina veicolata da un virus non citopatico o da un plasmide. La loro efficacia viene aumenta da una breve scossa elettrica nel luogo di inoculo in modo da alterare temporaneamente la membrana cellulare e favorendo quindi la penetrazione del cDNA. Il fenomeno è denominato elettroporazione. La vaccinazione a DNA produce sia anticorpi, sia lo sviluppo dell’immunità cellulo-mediata da linfociti killer o citotossici in grado di controllare un’infezione primaria in modo efficace.

VACCINI DI NUOVA CONCEZIONE

Sono in via di sviluppo numerose strategie di vaccinazione tra cui vaccini mucosali in grado di bloccare i microbi o i virus prima di entrare nell’interno del corpo, cioè sviluppando un’immunità innata. Sono anche stati sviluppati vaccini basati su vettori virali nel cui genoma è inserito il gene che codifica per la proteina verso cui si vuole indurre una memoria immunitaria. Tuttavia quest’approccio è ancora sperimentale e quindi non sono stati ancora approvati per uso commerciale.

GLI ADIUVANTI

I no vax sostengono che i vaccini sono tossici per l’organismo e che negli adiuvanti sono contenuti strani metalli pesanti o particelle inerti che li renderebbero pericolosi. Premesso che quasi tutti i vaccini efficaci devono contenere adiuvanti per potenziare la risposta immunitaria, è ovvio che questi ultimi non hanno effetti tossici sull’organismo e sul sistema immunitario e sono stati sperimentati in numerosi trial clinici. Gli adiuvanti interagiscono con particolari recettori espressi dalle cellule dell’immunità innata in precedenza già citate e in grado di recepire le tracce dell’invasione dei microrganismi.

Successivamente nel 2009 Medzhitov identificò uno di questi recettori denominato Toll-like receptors in grado di attivare le cellule dendritiche che cooperano con i linfociti T e B nell’induzione delle cellule memory immunitarie. I vaccini odierni a differenza di quelli del secolo scorso sono costituiti da microbi uccisi con espressione sulla loro membrana di antigeni in grado di attivare i tolllike receptors (T-LR), o in alternativa sono costituiti da molecole o aggregati molecolari. In questo caso è necessaria l’associazione del vaccino con gli adiuvanti per indurre la risposta da parte delle cellule dell’immunità innata. Gli adiuvanti sono di vario tipo e tra questi ricordiamo i sali di alluminio, i liposomi e virosomi e altri che agiscono su particolari recettori della cellula. In vari casi le molecole si legano a questi recettori speciali costituiti da prodotti meno tossici quali ad esempio il lipopolisaccaride dei batteri gram-negativi. Esistono anche adiuvanti a RNA a singola elica e basi nucleotidiche presenti nei plasmidi ottenuti dai microbi che fungono da adiuvanti naturali dei vaccini a DNA. Negli ultimi anni si stanno producendo adiuvanti composti da miscele di più tipi o con altra composizione più attuale e tutti in grado di indurre un’immunità innata. Tra questi nuovi adiuvanti ci sono nuove emulsioni di olio in acqua contenenti squalene, un olio naturale biodegradabile altamente efficace. Queste emulsioni sono state impiegate insieme a proteine e in associazione al virus influenzale ucciso H5N1 responsabile dell’influenza aviaria ai fini di potenziare le difese immunitarie altrimenti inefficaci, se il virus e impiegato da solo e senza adiuvanti. Lo squalene (forse solo a causa del brutto nome) è stato uno degli adiuvanti naturali presi di mira dai no vax che hanno diffuso notizie false di una sua pericolosità causa di tossicità inventando che si tratta di una specie di veleno.

REQUISITI DI UN VACCINO PERFETTO

Ora esaminiamo le caratteristiche che un vaccino deve avere, per essere utilizzato nella pratica clinica. I vaccini devono essere in grado anzitutto di indurre una risposta immunitaria efficace non solo in bambini e adulti, ma anche i neonati immaturi e in anziani che notoriamente hanno un sistema immune meno efficace. Devono essere in grado di indurre le risposte immunitarie persistenti nel tempo, possibilmente per tutta la vita; inoltre la risposta deve essere prodotta in tempi brevi e al massimo con due o tre stimolazioni antigeniche. I vaccini devono essere somministrati per via orale,

i.m. o s.c e con facilita di accesso per essere utilizzati su larga scala a milioni di persone. Devono essere anche sicuri per la tollerabilità, sia per eventuali reazioni locali sia sistemiche ed entrambe devono esser minime. Le reazioni avverse gravi non possono essere frequenti (< di 1 ogni 100.000 vaccinati). Inoltre i vaccini non devono essere costosi, ne difficili da mantenersi per mesi prima dell’inoculazione anche se devono essere trasportati in luoghi lontani dalla zona di produzione.

BENEFICI E RISCHI DEI VACCINI

Le vaccinazioni possono essere valutate, non solo come abbiamo già scritto nei paragrafi precedenti attraverso le modificazioni del sistema immunitario, ma anche con documentazioni di tipo epidemiologico. Un’importante dimostrazione è rappresentata dalle osservazioni fatte nello scorso secolo e sin dall’inizio del 1800 durante i quali numerose malattie infettive (difterite, tetano, pertosse, rabbia, morbillo, varicella, rosolia, parotite, febbre gialla, tifo poliomielite) erano quasi scomparse. Tutto questo si deve alle vaccinazioni di massa in particolare alle campagne vaccinali dell’OMS eseguite in numerosi paesi del mondo. Il vaiolo è stato eradicato dalla terra nel 1979. La poliomielite e stata eliminata in interi continenti (Americhe, Europa, Australia), anche se persiste in forma limitatissima, ancora soltanto in alcuni paesi orientali per la cattiva sensibilizzazione delle popolazioni o per rifiuti a vaccinare l’intera popolazione per ragioni politiche o per problemi religiosi. Questa strategia può essere chiamata l’efficacia in pratica. Inoltre è da ricordare che le epidemie ritornano anche se in misura non forte, se in una nazione o in un continente il tasso di vaccinazione nell’intera popolazione scende sotto i valori considerati minimi efficaci (< del 95% secondo l’OMS). La recente recrudescenza dell’intensità di casi di morbillo in Italia e in Romania negli ultimi tre anni è stata proprio causata dall’abbassamento della guardia delle autorità sanitarie. Infatti, la non obbligatorietà del vaccino per il morbillo, rosolia, parotite ha fatto scendere il tasso di vaccinazione a valori compresi tra 85-90 % e quindi non ottimali. Per questi motivi nel 2017 in Italia è stato segnalato un numero di casi di morbillo di circa 5mila con quattro morti. Nel 2018 nonostante l’introduzione da alcuni mesi dell’obbligatorietà del vaccino contro il morbillo il numero dei casi a fine ottobre è stato di oltre 2500 con due morti. La metà dei casi italiani si è evidenziata in Sicilia e un piccolo focolaio è avvenuto anche i Friuli-Venezia Giulia. Circa 200 sono stati i casi di morbillo in operatori sanitari del Servizio Nazionale nel 2017. L’efficacia può essere dimostrata anche con studi randomizzati controllati come è stato fatto per la vaccinazione antipolio nei decenni precedenti o contro lo pneumococco in uno studio condotto recentemente su 84.000 anziani vaccinati e relativo gruppo di controllo dei non vaccinati secondo Weinberg et al. 2015. I dettagli di questo studio saranno ripresi nei capitoli successivi di questo lavoro. Esistono poi altri metodi per stabile l’efficacia di un vaccino. Un sistema è di controllare l’incidenza e prevalenza di malattia infettiva prima e poi dopo l’introduzione di un vaccino nell’intera popolazione. Tutti gli studi hanno dimostrato chiaramente che dopo l’introduzione del vaccino in una determinata area di popolazione i casi si sono ridotti in modo significativo. Ricordiamo la situazione epidemica dell’epatite B in Italia ora quasi scomparsa dopo l’introduzione obbligatoria del vaccino anti epatite B nel 1990. Un altro metodo può essere di stimare il rischio relativo di malattia ovvero calcolare il rapporto tra incidenza di malattia nei vaccinati rispetto ai non vaccinati. Inoltre si può considerare anche un altro aspetto fondamentale per alcune infezioni, cioè che la vaccinazione può indurre nella popolazione una riduzione della circolazione di un agente microbico e quindi ridurre lo stato di portatore sano. Questo e stato dimostrato in studi epidemiologici sulla diffusione della circolazione di alcuni batteri come lo pneumococco e il meningococco.

EFFETTI COLLATERALI DEI VACCINI E VALUTAZIONE DEGLI EVENTI AVVERSI

Dopo la commercializzazione dei vaccini come di qualunque farmaco, è compito dell’industria farmaceutica produttrice, ma anche delle autorità sanitarie dei singoli Stati, inviare i report sui possibili rischi. Questi eventi sono inviati ad autorità indipendenti che devono valutare se i casi di reazioni avverse segnalati sono da attribuire realmente ai vaccini o alla casualità. L’AIFA (agenzia italiana del farmaco) per l’Italia riceve le segnalazioni di eventi avversi finalizzati a evidenziare eventuale nesso di casualità tra questi eventi e la vaccinazione. La valutazione del nesso di casualità tra vaccinazione ed evento avverso è fondamentale per la sicurezza di un vaccino. In genere le gravi reazioni avverse da vaccino sono molto basse. Per validare un evento come causato da vaccino si devono valutare i seguenti aspetti: la reazione

deve essersi verificata entro pochi minuti dalla vaccinazione (anafilassi o shock in particolare in caso di vaccino per via i.m. o s.c.). Se la reazione grave si verifica dopo giorni o settimane è poco probabile che sia stata responsabile la vaccinazione, tranne che nei casi di vaccini vivi attenuati nei quali la replicazione del virus può verificarsi a distanza di alcuni giorni causando reazioni al sistema nervoso centrale o periferico oppure inducendo una malattia attenuata. Inoltre in casi di reazioni avverse il ceppo del virus isolato deve essere identico, come da sequenza ottenuta del genoma virale, a quello originale del vaccino, mentre se la composizione del virus e diversa (sequenza di un virus selvaggio) si tratterà di un’infezione naturale. In passato ci sono stati casi d’infezioni naturali da virus polio o di parotite epidemica o rosolia causate dai vaccini con virus attenuati. Un’altra documentazione e determinata da eventi avversi al rechallange della vaccinazione che si possono manifestare dopo questa procedura di

verifica. Infine negli studi clinici di massa, la popolazione vaccinata non deve avere eventuali eventi avversi in numero maggiore significativo rispetto ai non vaccinati (esempio casi di encefalite, casi di modificazioni ematologiche, o altri sintomi o malattie rilevanti). Occorre sempre pero valutare i rischi da vaccino in confronto a quelli della malattia naturale e da anni gli eventi negativi della malattia naturale sono di gran lunga maggiori rispetto a quelli dei vaccini. Ad esempio i rischi di encefalite da vaccino sono 1000 fino a 10mila volte inferiori rispetto a quelli indotti dalla malattia.

Lo scopo attuale è comunque quello di ridurre gli effetti collaterali senza creare pero vaccini che con una minore efficacia. I moderni vaccini basati sul DNA sono formati da

molecole o piccoli aggregati molecolari che si trovano sulla superficie esterna dei microbi e sono capaci di indurre una memoria immunologica diretta verso le strutture critiche dei microbi e possibilmente anche comuni a eventuali diversi serotipi (vedi i vaccini contro lo pneumococco o il meningococco C). Altri argomenti importanti da divulgare nella popolazione generale e in particolare ai vaccino scettici, sono rappresentati dai metodi di valutazione epidemiologica tra cui ricordiamo la scomparsa del vaiolo dal 1979 avvenuta dopo decenni di vaccinazione antivaiolosa e la riduzione delle malattie dopo campagne di vaccinazioni di massa. Più recentemente vanno ricordati sia la forte riduzione della polio in Europa e Nord America, sia l’efficacia della vaccinazione anti pneumococcica nel ridurre la polmonite in anziani. I trial clinici controllati sono stati fondamentali nella riduzione dei focolai epidemici anche contro malattie a diffusione epidemica (rosolia, morbillo, infezione da HPV, pertosse). Purtroppo la lotta contro altre malattie infettive letali e diffuse come la tubercolosi, la malaria e l’infezione da HIV non è ancora finita. I successi recenti riguardano anche l’infezione da HPV che ha permesso di ridurre la circolazione del virus ma limitatamente ai ceppi inclusi nel vaccino. Questo dato non è solo importante per il controllo del carcinoma della cervice uterina, ma sembra proteggere anche altri tipi di neoplasie (cancro del retto e del collo) correlati a questo virus. La riduzione dei casi e sensibile nei casi di tumore dovuti ai ceppi 16 -18 e 6-11 contenuti nel vaccino HPV tetravalente.

IN CONCLUSIONE

Gli argomenti a favore dei vaccini riportati dalla letteratura scientifica internazionale sono numerosi, indiscutibili e evidenti e documentati sia dalle dimostrazioni immunologiche che dagli studi epidemiologici sulle malattie infettive pre e post l’era dei vaccini. I ciarlatani della scienza possono e devono essere messi a tacere dai veri scienziati. Uno degli impegni della Simedet è proprio questo.

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Nella lettera si sottolinea come sia "indispensabile affrontare le criticità più volte evidenziate da operatori e famiglie nell’ambito di tutti i disturbi del neurosviluppo, quale ...
Advocacy e Associazioni

Giornata Mondiale dell’Obesità: un’epidemia con 800 milioni di malati

Presentate le iniziative italiane della World Obesity Day che ricorre il 4 marzo. Nel nostro Paese le persone con obesità sono l’11,4 per cento della popolazione e oltre 21 milioni di ita...
di I.F.