Salute 9 Luglio 2019 14:18

Diabete, la diagnosi a 40 anni può accorciare la vita fino a 6-7 anni

Presentati oggi a Roma i dati del 12° Rapporto dell’Italian Diabets Barometer Forum sul diabete e le sue complicanze. Nicolucci (Coresearch): «In Italia muoiono ogni anno 100.000 persone a causa del diabete e circa la metà di questi decessi sono attribuibili a cause cardio-cerebrovascolari»

di Lucia Oggianu

Diabete e malattie cardiovascolari in crescente e continuo aumento, un problema sanitario e sociale che necessita attenzione e misure di prevenzione che includano la diffusione di corretti stili di vita.

È quanto emerge dal 12° rapporto dell’Italian Diabets Barometer Forum, che quest’anno si focalizza sul rapporto tra diabete e malattie cardiovascolari. «Le malattie cardiovascolari – ha spiegato Antonio Nicolucci, direttore Coresearchrappresentano le complicanze più frequenti e gravose del diabete. Già a 2 anni dalla diagnosi 1 persona su 8 ha avuto un evento cardiovascolare maggiore, col passare degli anni la percentuale sale fino ad arrivare al 30% per le persone che hanno il diabete da più di 20 anni. Queste malattie impattano negativamente anche sulla aspettativa di vita delle persone con diabete. Sappiamo da importanti studi – ha continuato il direttore – che a una diagnosi di diabete posta intorno ai 40 anni si associa a una riduzione dell’aspettativa di vita di 6-7 anni e più del 50% di questa riduzione della aspettativa è legata all’insorgenza di patologie cardio-cerebrovascolari. Quello che sappiamo – ha specificato Nicolucci – è che in Italia ogni anno quasi 100.000 persone muoiono a causa del diabete e circa la metà di questi decessi sono attribuibili a cause cardio-cerebrovascolari quindi è un dato estremamente allarmante che deve far aumentare la consapevolezza riguardo il rischio malattie cardiovascolari in persone con diabete».

Nel mondo, secondo i dati dell’iniziativa ‘Global Burden of Disease’ della World Health Organization, nel 2017, l’iperglicemia è stata responsabile di 6,53 milioni di decessi, passando, tra le cause di morte, dal 6° posto di dieci anni fa al 3° posto fra uomini e al 2° fra le donne, con aumento del 27% dei casi. Questa tendenza è evidente anche per quanto riguarda gli anni di vita persi ponderati per disabilità, che sono aumentati dal 25,5% rispetto al 2007, superando i 170 milioni. Inoltre, la 1° causa di morte a livello mondiale, per entrambi i sessi, è l’ipertensione arteriosa mentre l’aumento ponderale è la 4° fra gli uomini e la 3° fra le donne.

Molto importante anche il problema della percezione del proprio rischio, che non sembra essere commisurata alla effettiva presenza di fattori di rischio. «Un dato rilevante – ha affermato Nicolucci – emerso da una survey condotta su 130 paesi, riguarda proprio la scarsa percezione del rischio cardiovascolare in persone con diabete. Quello che le persone con diabete non sanno è che l’ipertensione, l’ipercolesterolemia, l’iperglicemia e anche il fumo di sigaretta sono importanti fattori di rischio. Quasi la metà di queste persone considera sé stesso a basso rischio o a rischio nullo quando invece tutti i dati epidemiologici dimostrano il contrario. È importante quindi un piano di educazione a stili di vita sani che riducano i valori glicemici ma anche il rischio cardiovascolare e la dislipidemia».

Quali azioni dunque è opportuno introdurre per aumentare la consapevolezza e migliorare la percezione del proprio rischio? «Quello che emerge da questa indagine – ha risposto Nicolucci – è che molte persone con diabete non hanno ricevuto dai propri medici curanti informazioni sul proprio rischio cardiovascolare o hanno ricevuto informazioni alla diagnosi ma senza ulteriori informazioni nel corso della malattia. La quasi totalità di queste persone – ha concluso – fa riferimento agli operatori sanitari per ricevere informazioni quindi sarebbe necessario prevedere degli spazi maggiori di informazione riguardo il rischio cardiovascolare oltre che sull’adeguato trattamento per incoraggiare i pazienti ad essere aderenti alle terapie e adeguata attività fisica e alimentazione».

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