Salute 12 Ottobre 2020 07:44

Coronavirus: pazienti trapiantati rischiano l’infezione meno di chi aspetta un organo

I risultati dello studio preliminare su dati Cnt e Iss: l’incidenza del Covid-19 è 1,02% tra i trapiantati e 1,85% tra chi è ancora in lista d’attesa. Donazione organi in calo dopo la pandemia

L’incidenza cumulativa dell’infezione da Sars-Cov-2 è significativamente più bassa tra le persone trapiantate che tra i pazienti in lista d’attesa per un trapianto d’organo. E’ uno dei dati che emerge da uno studio preliminare presentato oggi dal Cnt agli Stati generali della rete trapiantologica.

«Il rapporto – spiega il centro nazionale trapianti in una nota – frutto di un’elaborazione incrociata tra il Sistema informativo trapianti e i registri della Task force Covid del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, evidenzia come al 22 giugno 2020 l’incidenza dell’infezione da nuovo coronavirus fra gli 8.400 pazienti in attesa di un organo fosse dell’1,85%, quasi cinque volte maggiore rispetto a quella della popolazione generale nella stessa data (0,4%). Ma tra i 44mila cittadini che attualmente vivono con un trapianto d’organo funzionante la percentuale dei contagiati quasi si dimezza, scendendo all’1,02%. Complessivamente, nei primi quattro mesi di pandemia (21 febbraio-22 giugno), l’infezione è stata contratta da 450 trapiantati e da 155 pazienti in lista d’attesa, mentre i decessi sono stati rispettivamente 123 e 30. Tra le 722 persone che hanno ricevuto un trapianto durante l’epidemia i contagiati dopo l’intervento sono stati invece 16 e 6 i deceduti».

«Una maggiore incidenza del contagio tra i pazienti con insufficienza d’organo e tra i trapiantati sottoposti a terapia immunosoppressiva era scontata, trattandosi di categorie di persone oggettivamente più vulnerabili alle infezioni – è il commento del direttore del Centro nazionale trapianti Massimo Cardillo – ma la netta differenza dell’incidenza del Covid-19 tra persone in lista d’attesa e popolazione trapiantata a favore di quest’ultima ci conferma che il trapianto resta l’opzione terapeutica migliore per le gravi insufficienze d’organo anche in tempo di pandemia, e che i protocolli di sorveglianza infettivologica applicati dalla Rete nazionale trapianti stanno funzionando bene».

«Durante la sessione odierna degli Stati generali  – conclude – sono stati aggiornati i dati relativi all’attività di donazione e trapianto nel 2020, fortemente condizionata dal pesante impatto della pandemia sulla rete ospedaliera e in particolare sul lavoro delle terapie intensive. Nei primi nove mesi dell’anno il calo dei donatori utilizzati è stato del 7,8% e del 6,6% quello dei trapianti effettuati; positivo il bilancio sulle opposizioni al prelievo degli organi, che è sceso al 28,8% rispetto al 30% dello stesso periodo del 2019». Per Cardillo «si tratta di una diminuzione inevitabile ma tutto sommato contenuta alla luce della situazione generale, e inferiore rispetto a quella osservata negli altri Paesi europei. La Rete trapianti è al lavoro per invertire la rotta e tornare il prima possibile ai livelli di attività degli ultimi anni».

 

 

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