Salute 25 Maggio 2016 12:11

“Allena il cervello” per prevenire l’ Alzheimer

Ricerca: morbo va affrontato prima che i sintomi si manifestino, fondamentale la formazione dei medici. Con il protocollo “Train the Brain” ideato dal Professor Maffei risultati positivi nell’80% dei casi

L’ Alzheimer colpisce 48,9 milioni di persone nel mondo, una ogni tre secondi. In Italia i malati sono circa 900mila. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) prevede che i malati raddoppieranno nel giro di due decenni. Chi è malato non può saperlo perché i sintomi appaiono solo dopo quindici o venti anni, ovvero quando la malattia ha già distrutto la maggior parte dei neuroni.

Insomma, è una patologia “silente”. Per questo motivo, il segreto per combatterlo – e far risparmiare un bel po’ di soldi al Servizio sanitario nazionale – è prenderlo per tempo, ovvero prima che si manifesti. A questo sta lavorando la Fondazione IGEA Onlus, che tra gli obiettivi perseguiti ha quello di promuovere studi sul fenomeno dell’invecchiamento della popolazione e di realizzare iniziative per fronteggiare i problemi posti dal crescente invecchiamento sociale. Con la diagnosi precoce e la prevenzione si può intervenire per tempo, applicando opportuni stili di vita e praticando il protocollo “Train the Brain” (Allena il cervello), studiato e realizzato dal neurofisiologo Lamberto Maffei con gli Istituti di Neuroscienze e di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche e con l’Università di Pisa. Il protocollo ha lo scopo di mantenere la mente attiva e rallentare la perdita cognitiva. Ne abbiamo parlato con il vicepresidente della Fondazione IGEA, Giovanni Anzidei.
La Fondazione IGEA protagonista di un importante studio per la cura del morbo di Alzheimer…
«Lo studio è stato svolto al CNR dal prof Lamberto Maffei, vicepresidente dell’Accademia dei Lincei, un neurofisiologo che ha lavorato anche con Rita Levi Montalcini. Questo studio ha dato risultati positivi nell’80% dei casi. Quel che più conta al giorno d’oggi è riuscire ad effettuare una diagnosi precoce, in modo da cominciare a gestire la malattia il prima possibile. L’Alzheimer è una malattia silente, che non dà sintomi però lavora per dieci, quindici anni distruggendo i neuroni. I sintomi appaiono quando la stragrande maggioranza dei neuroni sono andati persi. L’obiettivo dello studio è mirato ad individuare le persone a rischio prima che sia troppo tardi. In questo modo si cerca di recuperarli tentando di salvare anche la cosiddetta “riserva cognitiva” del cervello, attraverso la quale si può rallentare la patologia e consentire alle persone a rischio di vivere alcuni anni in più in maniera autonoma, serena e dignitosa. Ciò consentirebbe anche un risparmio per il Servizio sanitario nazionale di circa 70mila euro ogni anno per singolo malato. Una cifra enorme se si considera che solo nel nostro Paese i malati di Alzheimer sono 600mila. Il tutto facendo prevenzione anziché destinare i soldi solo all’assistenza».

La prevenzione, e quindi anche la formazione e l’informazione del personale sanitario e dei cittadini, diventano fondamentali per contrastare una malattia di cui si sa ancora troppo poco sia dal lato dei medici che da quello dei pazienti.
«Nel caso delle demenze in generale, e dell’Alzheimer in particolare, siamo di fronte a situazioni in cui il malato che quando comincia ad accorgersi della sua malattia, ed è comunque troppo tardi, tende a negarlo a se stesso. I familiari lo nascondono e questo non fa che peggiorare la situazione. Quindi è importante far sapere che se individuiamo una persona malata per tempo abbiamo la possibilità di fronteggiare il problema e di fare qualcosa di molto importante per il paziente. Il protocollo che ha fatto il professor Maffei al CNR si chiama “Train the brain”: il cervello è un organo come tutti gli altri, e se lo si tiene allenato funziona bene, resta tonico e si tengono lontane le patologie. Insomma, così come le persone vanno in palestra a mantenere i muscoli in allenamento, lo stesso può essere fatto con il cervello. Purtroppo siamo ancora in un periodo storico in cui la gente pensa che se si ha un problema al cervello non ci sia più niente da fare. Questo non è vero: oggi c’è la possibilità di intervenire, accorgersene per tempo e rallentare l’avanzamento della patologia. L’esperimento fatto dal CNR ha dimostrato che i risultati positivi che riguardano l’80% dei soggetti trattati si conservano dopo due anni. Perché solo due anni? Semplicemente perché l’esperimento è finito due anni fa, fra uno o due anni vedremo se l’effetto dura anche di più, considerando anche che è possibile ripetere il trattamento e quindi recuperare una volta in più la propria riserva cognitiva».

Articoli correlati
Alzheimer: regolare i livelli di dopamina riduce i sintomi nelle prime fasi della malattia
Uno studio dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, insieme alla Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma e condotto su modelli sperimentali, ha confermato che la stimolazione dopaminergica è efficace nel ridurre l’ipereccitabilità dell’ippocampo condizione alla base dell’insorgenza di epilessia e che può contribuire al progressivo danno cognitivo nell'Alzheimer
Scoperte 5 diverse forme di Alzheimer. Aperta la strada a nuove terapie personalizzate
Ci sono 5 tipi diversi di Alzheimer e questo potrebbe spiegare perché alcuni farmaci sembrano essere inefficaci con questa devastante malattia neurodegenerativa. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio condotto dall'Alzheimer Center Amsterdam, dall'Università di Amsterdam e dall'Università di Maastricht, nei Paesi Bassi. I risultati, pubblicati sulla rivista Nature Aging, potrebbero avere implicazioni per il futuro sviluppo di farmaci contro l’Alzheimer
Scienziati italiani hanno “ingegnerizzato” una proteina per potenziare la memoria
Una proteina normalmente presente nel cervello è stata modificata geneticamente con l'obiettivo di potenziare la memoria. A farlo è stato un gruppo di neuroscienziati italiani in uno studio pubblicato su Science Advances, che apre la strada a nuove possibilità terapie contro le malattie neurodegenerative
di V.A.
“Movember”: la Società Italiana di Urologia in Senato per promuovere informazione e prevenzione sui tumori maschili
La Siu ha presentato la sua campagna di informazione e sensibilizzazione sui tumori della prostata e dei testicoli. Al centro del dibattito la necessità di un cambiamento culturale nella percezione che gli uomini hanno della propria salute ma anche le difficoltà dei clinici ad agire senza una normativa specifica che ne tuteli le scelte e le azioni. Il contrappasso è il rischio di una medicina difensiva costosa e inutile.
Alzheimer: alcuni errori di «navigazione» sono «spie» precoci della malattia
Le persone con malattia di Alzheimer in fase iniziale hanno difficoltà a girarsi quando camminano. Questo potrebbe essere uno dei segni precoci individuato dagli scienziati dell’University College di Londra in uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology, che si avvalso della realtà virtuale
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Giornata Mondiale dell’Obesità, Benini (FAND): “Attenzione alla Diabesità”

Per la Giornata Mondiale dell'Obesità 2024 sono molte le iniziative promosse, in Italia, in Europa e nel Mondo dalle organizzazioni contro l'obesità, gli operatori sanitari e le persone ...
Advocacy e Associazioni

Disturbi spettro autistico. Associazioni e Società Scientifiche scrivono al Ministro Schillaci

Nella lettera si sottolinea come sia "indispensabile affrontare le criticità più volte evidenziate da operatori e famiglie nell’ambito di tutti i disturbi del neurosviluppo, quale ...
Advocacy e Associazioni

Giornata Mondiale dell’Obesità: un’epidemia con 800 milioni di malati

Presentate le iniziative italiane della World Obesity Day che ricorre il 4 marzo. Nel nostro Paese le persone con obesità sono l’11,4 per cento della popolazione e oltre 21 milioni di ita...
di I.F.