Voci della Sanità 23 Settembre 2020 11:34

Tecnici di Laboratorio, verso il voto per la CdA nazionale. Casalino: «Occorre casa comune dei TSLB dove tutti si devono sentire protagonisti»

Il Presidente della CdA di Roma e Provincia è in campo per le elezioni delle CdA nazionali con la lista “Comunità e competenze TSLB”. Il voto si svolgerà il 26-27-28 settembre. Tra gli obiettivi una rivoluzione nella formazione e la creazione di un corso di laurea magistrale ad indirizzo laboratoristico

Il 26-27-28settembre si svolgeranno le prime elezioni per le Commissione d’Albo nazionali delle 19 professioni afferenti all’Ordine TSRM e PSTRP. Tra queste, anche i Tecnici Sanitari di Laboratorio Biomedico saranno chiamati al voto che, come da regolamento, spetterà ai Presidenti della CdA provinciali, elette lo scorso dicembre. Abbiamo raccolto la testimonianza di uno dei candidati, Paolo Casalino, Presidente della CdA dei TSLB di Roma e Provincia che punta tutto sulla formazione e sulla creazione di una «laurea magistrale ad indirizzo laboratoristico» che accresca l’appeal del professionista nel mondo del lavoro.

Presidente, cosa l’ha spinta a candidarsi?

«La mia candidatura alle elezioni della CdA Nazionale dei TSLB nasce dall’obiettivo di aggregare le diverse anime presenti nelle ex AMR raggruppandole in una “casa comune” dove tutti si devono sentire protagonisti. Per questo insieme al Dr. Carmelo Laganà abbiamo deciso di formare la lista “Comunità e competenze TSLB”, per valorizzare le competenze della nostra professione e preparare un percorso che sia rivolto soprattutto verso i giovani colleghi che sono il futuro della nostra professione».

Il 26-27-28 settembre si svolgeranno le elezioni per le Commissioni d’Albo nazionali. Che compiti avranno?

«Le Commissioni d’Albo nazionali rappresentano un’articolazione importante del neo Ordine formato. Dovranno avere un ruolo di coordinamento per tutte le Commissioni d’Albo provinciali, con l’obiettivo principale di uniformare le attività della professione su tutto il territorio nazionale, come la formazione e le competenze avanzate. Le problematiche ed esigenze della professione dovranno essere affrontate all’interno della medesima. La mia opinione è che nel rispetto dei regolamenti le CdA provinciali dovranno sempre avere una propria autonomia».

Nel vostro programma c’è anche l’adeguamento dei percorsi universitari e post laurea alle esigenze del mondo del lavoro. Come dovrebbe avvenire questo cambiamento? Cos’è che oggi non funziona?

«Il percorso formativo della professione deve essere dinamico, ossia cambiare in base alle esigenze del mercato. Pertanto è auspicabile rafforzare il confronto tra mondo del lavoro e percorsi formativi, al fine di preparare futuri professionisti in relazione alla formazione digitale, all’automazione/robotizzazione, alla genomica e la statistica sperimentale. Sono esempi da rafforzare in tutti i corsi di laurea in Tecniche di Laboratorio Biomedico dove ancora esiste un vecchio profilo professionale, il 745 del 1994, che necessita di essere aggiornato, viste che le competenze acquisite nel percorso di laurea».

Con l’emergenza Covid è emerso chiaramente l’importanza dei Tecnici di laboratorio nella lotta al coronavirus. Nei prossimi mesi e anni come intendete valorizzare la figura del Tslb?

«Durante l’emergenza Covid-19 i Tecnici di laboratorio hanno dimostrato un ruolo centrale ed essenziale nell’esecuzione dei test molecolari e sierologici, che hanno permesso di effettuare diagnosi rapide ed accurate. Nei prossimi mesi continueranno in tale attività e alcuni che operano nell’ambito della ricerca sono stati anche protagonisti nella messa a punto delle metodiche diagnostiche assieme ad altre figure, a testimonianza delle notevoli competenze del Tecnico di Laboratorio. Il percorso di valorizzazione della nostra professione dovrebbe passare anche attraverso una formazione tramite una laurea magistrale ad indirizzo laboratoristico, per poi accedere alle scuole di specializzazione e PHD, quest’ultimo soprattutto per i giovani che vogliono accedere nell’ambito della ricerca.  Quindi è giusto dare evidenza nei piani nazionali e regionali del lavoro e delle competenze dei Tslb nel percorso diagnostico terapeutico del paziente Covid al pari degli altri professionisti evidenziandone autonomia e responsabilità nell’esecuzione dei test».

Per il futuro vedete un Tlsb come facente parte di una equipe multidisciplinare del territorio? Come pensate possa evolvere la vostra figura professionale?

«È sempre più importante parlare di medicina integrata, ossia le professioni sanitarie in team nel garantire diagnosi anche sul territorio. Dobbiamo pensare, come già accade in altri paesi, ad essere parte integrante di un sistema diagnostico, non a ragionare a compartimento. L’approccio multidisciplinare come indicato anche dalla letteratura favorisce diagnosi appropriate e rapide. La figura del Tslb deve evolvere anche verso la gestione dell’automazione e dei dati di laboratorio verso un tslb “data manager” come già avviene per altre professioni. Il Tslb deve crescere anche nel campo della ricerca e della carriera universitaria, nonchè nella presenza in altri settori extra ospedalieri come le industrie nelle quali è ricercata la figura di un Tslb “product specialist” sia nella ricerca che nello sviluppo di farmaci, dispositivi, reagenti, ecc».

 

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