Mondo 9 Luglio 2020 14:17

«Così abbiamo fermato il coronavirus fra i nativi americani d’Arizona»

Il racconto dei medici sul New England Journal of Medicine: «Abbiamo scoperto che bussare alla porta e parlare ai pazienti può essere l’approccio migliore»

di Tommaso Caldarelli
«Così abbiamo fermato il coronavirus fra i nativi americani d’Arizona»

Oltre 18mila persone appartenenti alle nazioni dei nativi americani sono rientrati in un programma speciale di monitoraggio per il coronavirus negli spazi di riserva in Arizona: un paper del New England Journal of Medicine racconta questa esperienza sicuramente fuori dal comune. Intervenendo in una comunità ad alto grado di particolarità e di separazione, i medici hanno potuto imparare qualcosa che, sembra, potrebbe essere applicato anche altrove.

Nella zona dove operano i due dottori dell’Indian Health Service – siamo a Whiteriver, Arizona – le strutture sanitarie sono poche e piccole: «Il Covid è arrivato da noi in un secondo momento, rispetto ad altre aree, quindi abbiamo potuto organizzarci in anticipo. Sapevamo che un picco di casi avrebbe potuto facilmente mandare in tilt le nostre strutture. Il trasporto in elicottero verso ospedali più attrezzati ha bisogno di ore: abbiamo allora messo in campo un piano aggressivo ed integrato di tracciamento dei contagiati per limitare la diffusione del Covid-19» .

«Nel nostro attuale sistema sanitario, abbiamo scoperto che bussare alla porta e parlare con i pazienti può essere l’approccio più innovativo di tutti». Questa strategia ha permesso di scoprire e fornire trattamento anticipato ad oltre 1600 pazienti positivi al Covid, e il tasso di decessi della riserva è dell’1,1%, «meno della metà di quanto si registra per il resto dell’Arizona».

E dire che la situazione era ulteriormente complicata dai costumi specifici dei nativi americani: «Le case affollate sono parte della vita delle nostre comunità. Non è strano che otto o più persone vivano in un bilocale. Ogni unità familiare include un nonno e molte di esse anche un bisnonno. Praticamente è impossibile che un paziente affetto da Covid-19 viva lontano da almeno una persona a rischio», perciò la priorità doveva essere identificare e tracciare questi pazienti più a rischio, chiedendo immediatamente conto ai contagiati dove fossero stati nelle ultime ore e chi fossero i loro nonni.

Questo, raccontano i medici, avrebbe innescato un circuito positivo: «Il servizio di salute pubblica ha chiamato le persone ad alto rischio che sono state esposte al Covid ma che erano asintomatiche. Ciò ha consentito di individuare pazienti che avevano scarsa consapevolezza del fatto che avevano una malattia respiratoria molto seria», e che probabilmente sarebbero arrivati in ospedale solo troppo tardi. In secondo luogo, le «frequenti visite di follow-up» si sarebbero rivelate «inaspettatamente utili: quando visitiamo gli anziani, proviamo a valutare tutti i soggetti dentro una famiglia, e frequentemente scopriamo pazienti con saturazioni di ossigeno all’80%, o anche più basse, che non sapevano di essere infette. Solo stando sul campo abbiamo potuto identificare al più presto questi pazienti».

Cosa dimostra questa azione puntuale e diretta che ha, certo, «bisogno di molto personale e chiede ai medici di passare molte ore sotto il sole e al caldo»? Si ottengono alcuni spunti, spiegano i medici, estremamente interessanti: «Ogni successo è dato in larga parte dalla fortissima collaborazione con i leader tribali che hanno agito decisamente per limitare la diffusione dell’infezione, sostenendo le misure di distanziamento sociale nonostante le evidenti difficoltà. In aggiunta, i nostri ospedali e i nostri medici hanno raggiunto un alto livello di fiducia con la comunità che non diamo affatto per scontato. I dati più recenti suggeriscono che abbiamo con successo abbassato la curva del contagio nella comunità, ma la situazione rimane precaria. Il Covid-19 è una nuova malattia che richiede approcci innovativi: ma la nostra esperienza – concludono i medici – dimostra che non c’è nulla che sostituisca un’offerta di servizi basata sui principi più basilari di medicina e di salute pubblica».

 

Iscriviti alla newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
Usa: allerta qualità dell’aria, decine di milioni a rischio per incendi canadesi
Negli Stati Uniti decine di milioni di persone sono state messe in allerta per i possibili effetti di una scarsa qualità dell'aria, a causa del fumo provocato dagli incendi canadesi che si è spostato verso Sud, Su alcune delle più grandi città del paese il cielo si è trasformato da azzurro in un torbido marrone e l'aria è satura di inquinamento dannoso per la salute. Gli stati in tutto l'Est, tra cui New York, Massachusetts e Connecticut, hanno emesso avvisi sulla qualità dell'aria
Covid-19 e vaccini: i numeri in Italia e nel mondo
Ad oggi, 28 febbraio 2023, sono 675.188.796 i casi di Covid-19 in tutto il mondo e 6.870.894 i decessi. Mappa elaborata dalla Johns Hopkins CSSE. I casi in Italia L’ultimo bollettino disponibile (23 febbraio 2023): Oggi in Italia il totale delle persone che hanno contratto il virus è di 25.576.852 (4.720 in più rispetto a ieri). Il […]
Vaiolo scimmie, prima discesa. Oms: «-21% nuovi contagi negli ultimi 7 giorni»
Arriva il primo cenno di discesa dei casi di vaiolo delle scimmie in Europa. L’Italia registra più di 700 contagi, il maggior numero di nuove infezioni negli Stati Uniti, dove è emergenza nazionale
Usa: primo caso di «Covid cronico», uomo positivo da oltre 1 anno
Negli Stati Uniti è stato documentato quello che possiamo definire il primo caso di «Covid cronico». Un uomo del Connecticut, già malato di cancro, è positivo da più di 470 giorni. Oltre un anno. A descrivere il caso è stato un gruppo di ricercatori della Yale University in uno studio riportato su MedRxiv, in attesa di revisione. Dopo ulteriori indagini, gli scienziati hanno anche scoperto che nel sangue del paziente circolavano tre diversi varianti del virus, di cui una ritenuta estinta
Usa, in oltre la metà degli Stati sarà vietato abortire
Dopo la decisione della Corte Suprema di ribaltare Roe v Wade, in stati come Louisiana e Tennessee non si potrà abortire neanche per stupro
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Mieloma multiplo. Aspettativa di vita in aumento e cure sul territorio, il paradigma di un modello da applicare per la prossimità delle cure

Il mieloma multiplo rappresenta, tra le patologie onco-ematologiche, un caso studio per l’arrivo delle future terapie innovative, dato anche che i centri ospedalieri di riferimento iniziano a no...
Salute

Parkinson, la neurologa Brotini: “Grazie alla ricerca, siamo di fronte a una nuova alba”

“Molte molecole sono in fase di studio e vorrei che tutti i pazienti e i loro caregiver guardassero la malattia di Parkinson come fossero di fronte all’alba e non di fronte ad un tramonto&...
di V.A.
Advocacy e Associazioni

Oncologia, Iannelli (FAVO): “Anche i malati di cancro finiscono in lista di attesa”

Il Segretario Generale Favo: “Da qualche anno le attese per i malati oncologici sono sempre più lunghe. E la colpa non è della pandemia: quelli con cui i pazienti oncologici si sco...