Lavoro 2 Febbraio 2016 17:55

Orari di lavoro, l’Asl Roma 6 punta su «strategie non convenzionali»

Inizia il nostro viaggio nelle aziende sanitarie. Il direttore sanitario Narciso Mostarda: «Avviati progetti pilota sperimentali per stroncare i turni massacranti». Personale in sofferenza, in tanti fanno ricorso per le violazioni pregresse: «Colpa del meccanismo, bisogna fare un passo avanti»

Orari di lavoro, l’Asl Roma 6 punta su «strategie non convenzionali»

Blocco del turn over e orari di lavoro massacranti? Niente paura. La Sanità del Lazio raccoglie la sfida e, in attesa, di soluzioni concrete “dall’alto”, si rimbocca le maniche. Per fare cosa, ce lo ha raccontato il direttore sanitario della Asl Roma 6 di Albano Laziale, il dottor Narciso Mostarda. Di recente le ASL del Lazio riordinate per un’efficienza che tenti di affrontare al meglio le problematiche della Sanità.


«La riorganizzazione è un punto di forza soprattutto in un momento difficile come questo, dopo 8 anni di blocco del turnover e dei concorsi. Questo ha generato un vulnus rispetto al numero di professionisti utili per costruire nuovi progetti di salute ed una compressione dell’attività lavorativa. Questi fattori stanno inducendo le aziende sanitarie locali di questa regione, e immagino di tutte quelle in piano di rientro, a costruire strategie non convenzionali di tipo assistenziale».

Di che tipo?
«Abbiamo cominciato a ragionare con i professionisti, sia a quelli del comparto che a quelli della dirigenza, perché c’è la necessità di mettere insieme le aree omogenee, non più per specialità singola, ma per branche di specialità che afferiscono alla stessa area. Stiamo cercando di mettere insieme tutta l’area chirurgica negli ospedali, così come tutta l’area medica, lasciando a sé l’area critica che è quella dell’emergenza, del pronto soccorso. Questa riorganizzazione ovviamente cerca di ottimizzare le risorse, di generare dei percorsi assistenziali diversi. Lo stiamo sperimentando negli ospedali di Velletri ed Anzio: sono dei progetti pilota. Stiamo pensando sostanzialmente a un week hospital e ad un long hospital, cioè una week surgery e una long surgery. Questo ci consente di provare a comprimere la necessità di alcuni setting assistenziali per alcuni giorni della settimana, garantendo sull’emergenza invece un setting dilatato 24 ore per tutti i giorni della settimana. Ovviamente cambiare è difficile ed è anche faticoso».

Lei ha accennato alla necessità di uno sblocco del turnover. Anche le istituzioni hanno più volte confermato che questa è la soluzione. Ma ora ci si ritrova a fare i salti mortali per affrontare i nuovi orari di lavoro dettati dall’entrata in vigore della legge 161/2014 in applicazione della direttiva Ue 2003/88.
«Sull’orario di lavoro stiamo garantendo una cosa essenziale: il periodo di riposo di astensione dal lavoro a tutti per un tempo di 11 ore consecutive. Questo è un paletto. Intorno a questa necessità inderogabile stiamo però ricostruendo anche la turnistica. È ovvio che una volta si poteva e capitava spesso di sforare i turni ordinari. Questo avveniva per malattie o assenze improvvise: chi era in servizio non poteva lasciarlo perché il cambio di turno avveniva a vista. Oggi cosa accade? Teoricamente non è cambiato nulla. Noi non possiamo sguarnire le unità operative. Però l’organizzazione ha messo al centro questo tempo di riposo e di astensione dal lavoro che è fondamentale. Per cui stiamo ricorrendo anche ad alcune figure che sono dei jolly reperibili laddove ci fossero queste assenze improvvise. Piuttosto che pesare su dipendenti che hanno già fatto il loro turno, potrebbero garantire il riposo naturale a chi ha già lavorato. Sono delle misure che stiamo provando ad adottare. Siamo comunque molto fiduciosi che ci possa essere una riapertura per provare a recuperare delle risorse nuove».

Effettivamente si sta ancora cercando delle soluzioni attraverso le assunzioni. Nel frattempo numerosi medici stanno avviando ricorsi in virtù di un diritto sancito anche dall’Unione europea.
«Sì, questa è una situazione molto delicata e direi anche paradossale per certi versi. Professionisti che hanno sempre svolto e che continuano a svolgere con grande dedizione e abnegazione un lavoro impegnativo e faticoso. Ora sono costretti ad attivare dei percorsi anomali rispetto al riconoscimento di un diritto fondamentale alla tutela della propria salute da lavoratore per giunta impegnato al servizio della salute di altri. Questo meccanismo purtroppo mi sembra un po’ paradossale e sarebbe molto più interessante se riuscissimo a fare uno scatto in avanti, provando a dosare meglio, a restituire un po’ di linfa ai servizi perché penso che siamo arrivati al punto critico. Questo vale  a cominciare dai servizi di emergenza. Molti pronto soccorso degli ospedali di questa regione vanno in crisi durante la stagione influenzale».

Articoli correlati
Perché andare nelle Case della Comunità, se lo studio medico è sotto casa? Risponde Pina Onotri (SMI)
Il Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani, in un’intervista a Sanità Informazione ripercorre le principali criticità del PNNR. Le proposte: «Modificare la legge 502/92 e studiare un meccanismo flessibile di equivalenza scelta/ore, che permetta ai medici con un carico assistenziale inferiore al massimale di coprire un debito orario nelle case di comunità, retribuiti a quota oraria o capitaria»
«Può un infermiere nel 2022 morire di turni massacranti?»
Il nostro sindacato chiede a tutti gli infermieri italiani, in tutti gli ospedali e in tutte le strutture private, da Nord a Sud, di osservare un minuto di silenzio e di raccoglimento. Gli infermieri possono morire a causa dei turni massacranti? La scomparsa della collega Sara Sorge, deceduta in un incidente mortale, sembrerebbe accertato, dopo […]
di Antonio De Palma, presidente Nursing Up
Covid-19, Consulcesi: «Operatori sanitari allo stremo, tra turni massacranti e minacce da no vax»
Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi: «Da quando è scoppiata la quarta ondata siamo stati sommersi da segnalazioni da parte di operatori sanitari: doppi turni non retribuiti, pressioni e minacce da parte dei no vax. È inaccettabile e per questo il nostro servizio di consulenza legale gratuita a disposizione di tutti coloro che necessitano di supporto»
Turni massacranti, muore chirurgo dopo 12 ore di lavoro. Quici (Cimo-Fesmed): «Medici ostaggio degli ospedali»
«Non è il primo collega, purtroppo, e non sarà l’ultimo. I medici sono abbandonati dagli ospedali, non riescono ad avere un adeguato riposo e queste sono le tragiche conseguenze. Apriremo una vertenza sulle condizioni dei medici ospedalieri»
Migliaia di medici lasciano gli ospedali, nasce Osservatorio per la “Great Resignation” in sanità
Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi: «Si aggrava il problema dei turni massacranti e sempre più operatori sanitari si dimettono. A rischio il futuro del nostro Servizio sanitario nazionale». Attivo numero verde per consulenze gratuite
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Mieloma multiplo. Aspettativa di vita in aumento e cure sul territorio, il paradigma di un modello da applicare per la prossimità delle cure

Il mieloma multiplo rappresenta, tra le patologie onco-ematologiche, un caso studio per l’arrivo delle future terapie innovative, dato anche che i centri ospedalieri di riferimento iniziano a no...
Salute

Parkinson, la neurologa Brotini: “Grazie alla ricerca, siamo di fronte a una nuova alba”

“Molte molecole sono in fase di studio e vorrei che tutti i pazienti e i loro caregiver guardassero la malattia di Parkinson come fossero di fronte all’alba e non di fronte ad un tramonto&...
di V.A.
Advocacy e Associazioni

Oncologia, Iannelli (FAVO): “Anche i malati di cancro finiscono in lista di attesa”

Il Segretario Generale Favo: “Da qualche anno le attese per i malati oncologici sono sempre più lunghe. E la colpa non è della pandemia: quelli con cui i pazienti oncologici si sco...