Lavoro 11 Ottobre 2017 12:06

Nove medici di base su dieci vorrebbero prescrivere farmaci appannaggio di specialisti. Ecco perché…

«L’assistenza ai pazienti cronici è condizionata in maniera negativa dal fatto di non poter prescrivere farmaci innovativi. Ma per poter fare questo, è necessaria maggiore formazione e informazione dei MMG». La ricerca del Centro Studi FIMMG e l’intervista al responsabile Paolo Misericordia

Nove medici di base su dieci vorrebbero prescrivere farmaci appannaggio di specialisti. Ecco perché…

L’88% dei medici di medicina generale ritiene che sia utile impegnarsi per recuperare la possibilità di prescrivere direttamente farmaci che adesso possono essere prescritti solo dagli specialisti. Il 46% è favorevole anche se il Piano Terapeutico dovesse essere compilato dallo stesso MMG. Tra le condizioni per le quali il MMG auspica maggiormente l’abolizione dei piani terapeutici c’è il diabete mellito (per il 39,2% del campione), la terapia anticoagulante orale (per il 31,8%) e la BPCO (per il 20%). È quanto emerge dal questionario “Il medico di medicina generale e la prescrizione dei farmaci innovativi”, sottoposto ad un campione rappresentativo di oltre 500 medici di famiglia e realizzato dal Centro studi della Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale in occasione del suo 74° Congresso nazionale.

«Da tempo – dichiara Paolo Misericordia, responsabile del Centro Studi della Fimmg – avevamo la percezione che una parte importante dell’assistenza fosse condizionata in maniera negativa dal fatto che i medici di medicina generale non possano prescrivere farmaci innovativi. Abbiamo quindi voluto capire con questo questionario se in effetti questo tipo di percezione fosse condiviso con la categoria, e quello che è emerso avvalora questa ipotesi. I medici – commenta – si dicono dispiaciuti e in forte disappunto rispetto al fatto che non possono prescrivere dei farmaci importanti destinati all’assistenza delle patologie croniche prevalenti che adesso in maniera illogica e quasi anacronistica, direi, sono assegnati ad altri».

«Non è possibile – prosegue il dottor Misericordia – che il medico di base debba semplicemente ricopiare delle prescrizioni fatte dal mondo specialistico e poi pretendere che prenda sostanzialmente in carico una patologia cronica. Quindi è decisamente necessario che il medico sia messo nelle condizioni di poter gestire a fondo, con competenza e con tutte le possibilità prescrittive, anche le patologie croniche. Direi che il diabete rappresenta un caso paradigmatico: a noi medici di famiglia sostanzialmente rimane la possibilità di prescrivere solo la metformina e dei farmaci che sono considerati sostanzialmente separati dal punto di vista della congruità dell’assistenza».

«È un peccato che il medico debba far riferimento al mondo della specialistica per gestire problemi che dovrebbe essere in grado di poter gestire lui», è il commento amaro del dottor Misericordia. Tuttavia, per poter gestire la prescrizione di farmaci per patologie croniche, è necessario che i medici di medicina generale siano formati e aggiornati sulle novità farmaceutiche e sui farmaci innovativi. «Una delle domande che abbiamo posto ai medici – spiega Misericordia – era proprio se ritenevano utile essere informati rispetto a nuove possibilità prescrittive, come quelli del settore dei biologici e dei biosimilari. E i medici hanno risposto sostanzialmente di sì».

Quasi il 90% del campione infatti ritiene che la conoscenza sommaria e le limitazioni prescrittive rispetto ai farmaci biologici e ai loro biosimilari siano elementi penalizzanti per una corretta gestione di molte patologie croniche. L’insulina e i suoi analoghi (per il 67% del campione) e l’eparina a basso peso molecolare (per il 32,7%) sono le classi di farmaci biologici ritenute di avere maggiori ricadute sull’attività del MMG; per il 17,3% del campione ricadute importanti vengono attribuite agli anticorpi monoclonali per le malattie autoimmunitarie, per il 10,4% per i vaccini, per l’8,8% per gli anticorpi monoclonali per le patologie oncologiche. «È necessario quindi che anche l’industria farmaceutica sia disponibile ad entrare nell’assetto formativo e informativo della medicina generale su questa tipologia di nuovi farmaci. Anche perché è necessario che i medici provvedano poi alla segnalazione di eventuali reazioni avverse che derivano dalla somministrazione di questi farmaci. Ma chiaramente i medici non possono farlo con attenzione e competenza se non sono formati ed informati su quello che questi farmaci possono fare», conclude il dottor Misericordia.

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