Lavoro e Professioni 11 Maggio 2022 15:26

PNRR, le proposte FNO TSRM-PSTRP. Calandra: «Fondamentali gli standard del fabbisogno di personale»

In un documento le proposte della federazione che racchiude 19 professioni sanitarie: si punta su formazione universitaria, case della salute e telemedicina. La presidente Calandra: «L’obiettivo è quello di un costante miglioramento nei processi di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione»

di Francesco Torre

«Il DM 71 segna un cambio di paradigma con un chiaro riferimento al lavoro di équipe. Ma è chiaro che la sua piena realizzazione si avrà quando verranno definiti gli standard del fabbisogno del personale». La presidente della Federazione nazionale dei Tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione, Teresa Calandra, promuove il testo del decreto ministeriale che definisce i nuovi standard dell’assistenza territoriale, varato dal governo nonostante non vi sia stata piena condivisione da parte della Conferenza delle Regioni. In queste settimane la FNO TSRM PSTRP non è stata con le mani in mano e ha redatto un documento con proposte concrete per la piena attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

«L’obiettivo è quello di un costante miglioramento nei processi di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione attraverso una sempre più attiva partecipazione di tutti i professionisti del mondo della salute al processo di riforma» spiega Calandra. Tra le proposte contenute nel documento, elaborato anche insieme ad un team di esperti, molte fanno riferimento allo sviluppo della telemedicina, al contributo dei professionisti sanitari nella ricerca sanitaria e biomedica, sul lavoro multidisciplinare e sul rinnovamento della formazione universitaria.

Presidente, con il Covid sono emersi alcuni limiti della nostra sanità. Quali sono i più grandi?

«Il nostro Sistema salute, che ha dovuto affrontare e gestire la pandemia, ha dimostrato la sua capacità di adattamento e reazione, ma anche tutta la sua fragilità e inadeguatezza. Gli aspetti che più di altri riteniamo abbiano determinato la crisi della nostra sanità sono riconducibili agli investimenti rivolti a potenziare le Aziende sanitarie ospedaliere, trascurando o, meglio, dimenticando, il territorio, con l’aggravante del progressivo ed inesorabile taglio sul personale sanitario e sulla sua valorizzazione. Inoltre, la sanità digitale e la telemedicina, seppur già sviluppata da decenni e pronta per essere inserita nell’offerta delle prestazioni del SSN, è stata relegata ad un ruolo marginale e frequentemente ostacolata.  Nella sua gravità la pandemia ha dimostrato che è necessario puntare sul territorio e sul domicilio, che per rispondere al bisogno di salute dei cittadini servono tutti i professionisti sanitari e che i servizi di telemedicina sono strumenti di comprovata sicurezza ed efficacia, nonché efficienti e senza detrimento della qualità complessiva delle prestazioni».

Parliamo del DM 71. Il governo è andato avanti anche senza l’ok della conferenza delle regioni. Vi soddisfa?

«Il DPCM, cosiddetto DM 71, con i nuovi standard per l’assistenza territoriale rappresenta un documento di indirizzo nel quale sono esplicitamente richiamate anche le professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione, quindi tutte le nostre 19. È un documento nel quale si percepisce un cambio di paradigma, con chiari riferimenti all’equipe ed al ruolo di case manager che ogni professione sanitaria può assumere. Certamente, rispetto alla versione iniziale della scorsa estate, sono state recepite alcune delle proposte della nostra Federazione, ciò nonostante è evidente che la sua piena realizzazione si avrà quando verranno definiti gli standard del fabbisogno del personale in cui, per ogni singolo profilo, sarà indicato il numero dei professionisti da prevedere per ogni ambito del DPCM. Su questo importante aspetto, abbiamo già ricevuto da parte del Ministro della salute, Roberto Speranza, e dal Direttore generale dell’Unità di missione per l’attuazione degli interventi del PNRR, Stefano Lorusso, la massima apertura e la garanzia di un coinvolgimento diretto, per il quale lavoreremo insieme ad AgeNaS».

Voi avete elaborato un documento in 10 punti redatto grazie all’aiuto di esperti. Qual è stato il loro contributo?

«Il Documento “Proposte attuative del piano nazionale di ripresa e resilienza. Il contributo delle 19 professioni FNO TSRM e PSTRP” è frutto di un percorso di studio, portato avanti dalla nostra Federazione con il contributo delle Commissioni di albo nazionali delle professioni sanitarie rappresentate e di consulenti esterni di provata competenza: un economista sanitario, un esperto di innovazione tecnologica, uno di igiene e sanità pubblica e una dottoranda espressione delle professioni sanitarie. Partendo proprio dalla presenza al nostro interno di numerose professioni sanitarie l’obiettivo “alto” è stato quello di un costante miglioramento nei processi di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione attraverso una sempre più attiva partecipazione di tutti i professionisti del mondo della salute al processo di riforma. Ciò si è concretizzato nell’elaborazione di una sintesi organica, attraverso specifiche proposte di azioni da attivare, basate sulle indicazioni raccolte dai professionisti delle diverse aree professionali».

Case di comunità: qualcuno paventa il rischio che siano “cattedrali nel deserto” prive di personale. Che suggerimenti date per farle funzionare bene?

«Le nuove formule organizzative delle Case della comunità, devono puntare sin dall’inizio sull’équipe multiprofessionali; bisognerà definire la loro composizione minima ed i professionisti sanitari che, di volta in volta, la dovranno integrate. Affinché si eviti la creazione di scatole vuote, si deve lavorare alla definizione dei criteri e dei requisiti di accreditamento delle strutture, delle prestazioni e dei professionisti, per noi dell’area tecnico-diagnostica, tecnico-assistenziale e della riabilitazione».

Si parla spesso di potenziare la prevenzione ma poi si fa poco. Che contributo possono le professioni del vostro Ordine?

«Tra le azioni proposte nel nostro documento la prevenzione ne rappresenta il pilastro fondamentale. Il coinvolgimento delle nostre 19 professioni sanitarie mira a promuovere stili di vita salutari e forme di prevenzione primaria, puntando sia su attività di educazione mirata agli assistiti e ai rispettivi caregiver, sia sul rafforzamento della cultura della prevenzione nel cittadino, oltre che a potenziare le attività di screening, non solo quelle rivolte a patologie con impatto sulla sopravvivenza, ma anche quelle dirette a patologie con impatto sulla qualità della vita e sull’autonomia individuale».

Cure domiciliari e casa come ‘primo luogo di cura’. Che contributo possono dare le professioni della Federazione?

«La telemedicina, nelle sue varie accezioni (teleassistenza, telemonitoraggio, teleradiologia, telecardiologia, teleriabilitazione, telerefertazione, teleconsulto, …) rappresenta uno strumento importantissimo per potenziare la sanità sul territorio e direttamente al domicilio dei soggetti cronici/fragili. Per realizzare tutto ciò è fondamentale accompagnare nel cambiamento sia i professionisti sanitari, i quali devono adattarsi ad una nuova cultura organizzativa, che i cittadini, soprattutto se più anziani e in difficoltà. I modelli di riferimento dovranno riguardare non solo l’assistenza e la riabilitazione, ma sempre più la prevenzione e il monitoraggio, sfruttando le opportunità che le tecnologie digitali ci offrono: strumenti che nelle mani di operatori sanitari competenti e qualificati, messi nelle condizioni di poter esprimere le loro potenzialità e di essere costantemente aggiornati con idonei percorsi formativi, potranno garantire una maggiore sicurezza, efficacia ed efficienza del Sistema salute».

 

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