Formazione 12 Maggio 2020 15:20

Covid-19, come è stata affrontata la pandemia in Cina? I manuali di Wuhan diventano un corso di formazione

Online il corso ECM “Covid-19, l’esperienza cinese: prevenzione, diagnosi e trattamento”. Il responsabile scientifico Paolo Arangio: «Abbiamo tradotto e riadattato i manuali distribuiti nell’ospedale di Wuhan»

L’esperienza cinese come punto di riferimento per combattere il Covid-19. È questa l’idea di base del corso di formazione ECM “Covid-19, l’esperienza cinese: prevenzione, diagnosi e trattamento”, primo della collana dedicata al coronavirus e promossa dal provider Sanità in-Formazione, la cui punta di diamante sarà un docufilm che vede la partecipazione dei principali esperti del campo.

Il corso vuole formare il personale sanitario e i medici che si trovano ad affrontare l’emergenza sul Covid-19 soffermandosi sui concetti utili alla corretta gestione del paziente e alla prevenzione in modo da ridurre al minimo o annullare il rischio di contagio. Insieme alle informazioni che descrivono modalità di contagio e relativo impatto epidemiologico, vengono fornite nozioni relative alla corretta terapia medica, basate sull’esperienza a livello internazionale e in particolare su quella cinese. Una sezione, in particolare, tratta della corretta gestione infermieristica delineando i vari tipi di trattamento e assistenza che questa particolare categoria si trova a fornire. Responsabile scientifico del corso è il chirurgo maxillo-facciale Paolo Arangio, che abbiamo intervistato.

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Dottore, quali sono le finalità del corso?

«L’obiettivo è fornire uno strumento per gli specialisti o medici di medicina generale che devono affrontare questa patologia nei propri studi o che vogliono avere un’infarinatura di base sui percorsi e le strategie intraprese in Cina per combattere la pandemia. Abbiamo analizzato l’esperienza cinese riprendendo i manuali che ci hanno fornito già a metà febbraio, li abbiamo ritradotti e riadattati a quella che è la nostra disponibilità di farmaci e risorse. Non vuole essere un corso che dice esattamente che terapia fare perché non esistono protocolli nazionali ma ogni specialità userà il protocollo dettato dai propri ordini. Il corso vuole insomma dare una preparazione di base su quello che è il virus, qual è la sua via di contaminazione, le sue caratteristiche cliniche e quali sono le strategie terapeutiche di base che si devono intraprendere per curare le varie fasi e gravità della malattia».

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Quali sono le caratteristiche del corso, come è composto e a chi è destinato?

«È diviso in quattro grandi blocchi ed è destinato a tutti gli operatori sanitari, a partire dai medici per arrivare agli anestesisti e al personale sanitario, infermieri, Oss e così via, ovvero chiunque sia coinvolto nella gestione e nel trattamento di questa patologia. Nella prima parte parliamo di epidemiologia aggiornata di volta in volta con l’evolversi della patologia, delle caratteristiche del virus, delle modalità di diagnosi – i vari test che esistono, il tampone nasale e orale – e tutta la diagnostica per immagini. Poi c’è un focus sulla prevenzione e il controllo: in questa sezione abbiamo inserito l’esperienza cinese sotto vari punti di vista, da come hanno diviso le aree dell’ospedale a quali sono i percorsi che vanno seguiti per i pazienti che entrano in un centro Covid, da come sono distribuite le varie aree dell’ospedale a quali sono le attenzioni da avere per non contaminarsi. Poi c’è la seconda parte, relativa a diagnostica e terapia: anche qui si approfondisce nello specifico il test con l’amplificazione dell’acido nucleico e come si può fare diagnosi attraverso gli esami di laboratorio. E, ancora, con la diagnostica: quali sono le caratteristiche nella fase iniziale, intermedia e terminale. Anche nella seconda parte si analizza il trattamento terapeutico diviso per gravità di patologie, l’utilizzo dei vari farmaci, dagli antiretrovirali ai cortisonici. Parliamo inoltre dei protocolli utilizzati in Cina, che però, ripeto, probabilmente non corrisponderanno a quelli utilizzati qui in Italia, ma danno un’idea di quello che è stato fatto: se c’è bisogno di fare un’integrazione con antibiotici o antifungini, che cosa bisogna fare nel caso in cui i pazienti Covid hanno bisogno di essere sottoposti a un trapianto o a un intervento chirurgico, e così via. Bisogna sempre attenersi alle linee guida delle società e dei vari tipi di chirurgia. Noi siamo una categoria ad altissimo rischio durante gli interventi della testa e del collo perché c’è una grande presenza di aerosol e abbiamo dei protocolli da seguire diversi, ad esempio, da quelli dell’urologo o dal chirurgo di medicina generale. Per quanto concerne il terzo capitolo, è quello che riguarda la gestione infermieristica e tutte le attenzioni e i vari controlli che l’infermiere deve effettuare sul paziente: temperatura, idratazione, purificazione dell’aria all’interno delle camere, come va fatta la vestizione e il lavaggio delle mani, eccetera. È un corso molto ampio che spazia nei vari campi di applicazione dell’ambito sanitario».

Ci sono delle tematiche che il corso intende approfondire e che magari non si trovano in altri corsi?

«Se si vuole approfondire quel che è stato fatto in Cina, questo corso è molto specifico perché si basa sui manuali che hanno distribuito dall’ospedale di Wuhan: sono dei manuali molto tecnici e specifici su quella che è stata l’esperienza cinese. Come approfondimento su quello che è stato fatto in Cina è dunque validissimo. Sono stati loro i primi ad aver avuto a che fare con questa patologia, i primi ad affrontarla e in seguito sono riusciti a creare dei protocolli di sicurezza che sono molto validi anche in Italia in questo momento, e di cui bisogna tener conto».

 

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