Ma l’anatocismo è illegale o no? In teoria sì, nella pratica pure. Almeno così dovrebbe essere, se non fosse per un piccolo particolare: a partire dal primo gennaio 2014, la pratica spesso e volentieri attuata dalle banche di capitalizzare gli interessi passivi non è più consentita. Lo ha sancito l’articolo n.120 del T.U.B. (Testo Unico […]
Ma l’anatocismo è illegale o no? In teoria sì, nella pratica pure. Almeno così dovrebbe essere, se non fosse per un piccolo particolare: a partire dal primo gennaio 2014, la pratica spesso e volentieri attuata dalle banche di capitalizzare gli interessi passivi non è più consentita. Lo ha sancito l’articolo n.120 del T.U.B. (Testo Unico Bancario).
Per sapere però nel concreto come attuare questo divieto, bisogna attendere la delibera del Comitato Interministeriale per il Credito ed il Risparmio (C.I.C.R.), che è ancora lungi dal vedere la luce. Ed è qui che nascono i problemi. Perché se da un lato c’è chi conferma che il divieto esiste con o senza delibera del C.I.C.R. (ad esempio, il Tribunale di Milano e quello di Roma), dall’altro sono state emanate sentenze che dicono l’opposto. Serve dunque chiarezza. E chiarezza è quel che vuole anche l’Onorevole Sandra Savino, deputata di Forza Italia e membro della VI Commissione (Finanze), che con il suo partito ha presentato una risoluzione che verte proprio sul problema dell’anatocismo. L’abbiamo intervistata per capire come si sta muovendo la politica per affrontare questo tipo di problematica, che insieme a mutui irregolari e pubblicità ingannevole, rappresenta uno dei motivi più importanti che spingono aziende e correntisti a fare ricorso.
«La politica e, nel caso specifico, Forza Italia, si è mossa presentando una risoluzione in commissione finanze che verteva proprio sul problema dell’anatocismo. Un problema serio, che nel corso del tempo è stato fin troppo sottovalutato. Riteniamo che vada fatta una volta per tutte chiarezza su quello che deve essere il comportamento delle banche nei confronti di imprese e semplici cittadini. Per questo motivo abbiamo portato questa risoluzione all’attenzione del Governo, il quale però non mi pare abbia recepito in maniera costruttiva la nostra impostazione. Abbiamo dunque discusso di questo tema in commissione e sono dovuta convergere, seppur obtorto collo, su una risoluzione a firma Pelillo, del Partito Democratico, che chiede all’Esecutivo di far rispettare la legge una volta per tutte».
Nell’attesa che la politica prenda finalmente le giuste decisioni, al cittadino non resta che la strada giudiziaria, per vedersi riconosciuto un diritto. C’è una giurisprudenza che va proprio in quella direzione.
«Come avviene un po’ in tutte le situazioni tipiche del nostro Paese, anche in questo caso è necessario fare chiarezza. L’anatocismo è stato eliminato con una delega che si trova nella legge di stabilità del 2014 che, purtroppo, non è chiara perché dava al Comitato Interministeriale il compito di proporre una soluzione che ancora non è stata fornita. Sono però certa che una volta che il Governo chiarirà questo dubbio, probabilmente cittadini e istituti di credito ne usciranno molto soddisfatti».
Anche le banche sembra abbiano capito qual è l’aria che tira. Secondo il Ministero della Giustizia, infatti, in circa il 50% dei casi in cui il cittadino vuole ricorrere alla giustizia contro i comportamenti illeciti delle banche, queste si dimostrano pronte ad un accordo in tempi strettissimi. Questa consapevolezza forse ribadisce l’opportunità di un’azione legale.
«Le banche ci provano, mi pare evidente. Ci provano e continuano a provarci fino a che il cittadino o l’impresa non diventano consapevoli del tipo di pratiche che portano avanti gli istituti di credito. E poco alla volta entra tantissima liquidità. E quando accade che le banche toccano gli interessi passivi, bisogna solo andar lì e battere i pugni sul tavolo. Purtroppo, le banche ci provano anche in un momento come questo, economicamente non facile per nessuno, perché mettono il cittadino o l’imprenditore in condizione di dover soffrire non solo per la congiuntura, ma anche per questo tipo di problematica. È un comportamento assolutamente fuori luogo».