10, 20, addirittura 30 euro per ogni foglio. Secondo un recente articolo di approfondimento pubblicato da Plus24 – Il Sole 24 Ore – sono questi i costi che le banche applicano ai documenti, spesso voluminosi, richiesti dai clienti per fare luce sulla loro situazione. I noti casi di anatocismo, usura bancaria e pubblicità ingannevole, infatti, […]
10, 20, addirittura 30 euro per ogni foglio. Secondo un recente articolo di approfondimento pubblicato da Plus24 – Il Sole 24 Ore – sono questi i costi che le banche applicano ai documenti, spesso voluminosi, richiesti dai clienti per fare luce sulla loro situazione. I noti casi di anatocismo, usura bancaria e pubblicità ingannevole, infatti, non fanno dormire sonni tranquilli ai correntisti italiani che chiedono con sempre maggiore frequenza alle loro banche dei documenti che consentano di chiarire la propria posizione ed eventualmente fare valere i propri diritti nelle sedi appropriate. L’aumento dei costi di produzione della documentazione richiesta è uno stratagemma cui le banche fanno ricorso per dissuadere i clienti ed evitare, o quantomeno ridurre, il rischio di ricorsi e azioni giudiziarie.
Anche se molto praticato, questo comportamento è illegittimo. Il testo dell’articolo 119 del Testo Unico Bancario, che disciplina la fattispecie, è molto chiaro in proposito: al cliente che ne faccia richiesta è dovuta “copia della documentazione inerente a singole operazioni poste in essere negli ultimi dieci anni, e questo entro un congruo termine e comunque non oltre 90 giorni dalla domanda, con addebito al cliente dei costi di produzione della documentazione”. Secondo quest’ultimo passaggio, e come ribadito da numerose decisioni dell’Arbitro Bancario, al cliente può essere addebitato unicamente il rimborso delle spese vive di stampa e non anche i costi forfettari associati al dispiego di tempo ed energie necessari all’estrazione dei documenti richiesti. Il costo di produzione, dunque, soprattutto nel caso in cui il documento venga fornito al cliente tramite posta elettronica, si approssima allo zero, mentre i rimborsi forfettari, non dovuti dai clienti, spesso vengono conteggiati dalle banche e possono arrivare anche a centinaia di euro.