Raddoppiato nell’arco di un triennio il numero di contenziosi tra i cittadini e le banche. È quanto emerge da un’inchiesta del quotidiano “La Stampa” che, citando come fonte il ministero della Giustizia, parla di 37.197 procedimenti iscritti nei tribunali ordinari “in materia di contratti bancari” nel 2015 a fronte dei 18.328 del 2012. Famiglie e […]
Raddoppiato nell’arco di un triennio il numero di contenziosi tra i cittadini e le banche. È quanto emerge da un’inchiesta del quotidiano “La Stampa” che, citando come fonte il ministero della Giustizia, parla di 37.197 procedimenti iscritti nei tribunali ordinari “in materia di contratti bancari” nel 2015 a fronte dei 18.328 del 2012. Famiglie e aziende hanno insomma preso la consapevolezza di poter sfidare gli istituti di credito, chiedendo ai giudici di verificare se sul proprio conto corrente sia stato praticato l’ anatocismo o se su mutui, leasing e prestiti siano stati applicati tassi usurari e nei contratti di stipula si ravvisi pubblicità ingannevole.
Una lunga lista di irregolarità che sta generando un numero sempre maggiore di controversie alle quali vanno aggiunte tantissime altre che non arrivano nelle aule dei Tribunali. La stessa inchiesta rivela, infatti, che nell’arco dello stesso triennio ci sono stati ottantamila tentativi di conciliazione e di questi il 50% sono andati a buon fine. Le banche, spesso, preferiscono raggiungere un accordo stragiudiziale. Una soluzione utile anche per evitare rischiose ripercussioni sul piano mediatico anche alla luce della sempre maggiore attenzione dei media al caso soprattutto dopo gli effetti del “decreto Salvabanche” che ha costretto il governo a trovare una soluzione tampone in extremis per rimborsare migliaia di obbligazionisti che da un giorno all’altro avevano perso i risparmi di una vita e, dopo esser scesi in piazza (sfilando a Montecitorio e sotto le sedi di Consob e Bankitalia), si stavano già tutelando, passando attraverso le vie legali.
Sempre nelle scorse settimane il governo ha però aperto nuovi fronti caldi con alcuni decreti legge fortemente discussi. Per primo quello sull’anatocismo bancario: alle banche viene vietato il calcolo trimestrale, ma resta la possibilità di capitalizzare gli interessi negativi a fine anno, chiedendo al cliente di pagarli entro il marzo successivo. A quel punto il problema ricade sui correntisti “più deboli” perché, se non possono corrispondere la cifra richiesta, generano un debito sul quale la banca può applicare interessi (negativi su negativi… e dunque di nuovo anatocismo). Altra fonte di malcontento sono i decreti sui mutui: saltando 18 rate la casa diventa di proprietà della banca e per i costruttori è ancora peggio: basta mancare tre rate per perdere il palazzo.