Sanità internazionale 16 Ottobre 2017 17:50

L’inverno sta arrivando. Cosa il sistema sanitario americano può imparare da “Il Trono di Spade”

Chi ha iniziato a seguire la popolarissima serie Tv “Il Trono di Spade” sin dalla prima stagione, ricorderà il povero Ned Stark, Lord di Grande Inverno, annunciare ripetutamente e in modo quasi molesto la famigerata dichiarazione «l’inverno sta arrivando». Abbiamo tutti immaginato che presto o tardi sarebbe accaduto qualcosa di nefasto; tuttavia, pochi personaggi hanno […]

Chi ha iniziato a seguire la popolarissima serie Tv “Il Trono di Spade” sin dalla prima stagione, ricorderà il povero Ned Stark, Lord di Grande Inverno, annunciare ripetutamente e in modo quasi molesto la famigerata dichiarazione «l’inverno sta arrivando». Abbiamo tutti immaginato che presto o tardi sarebbe accaduto qualcosa di nefasto; tuttavia, pochi personaggi hanno prestato la dovuta attenzione al monito. Al contrario, i governanti dei Sette Regni erano solo interessati a scatenare guerre per lotte interne e personali.

Cosa c’entra tutto questo con il sistema sanitario statunitense? Secondo il Professor Robert Pearl, docente presso l’Università di Stanford, i personaggi nati dalla penna di George R. R. Martin hanno non pochi tratti in comune con protagonisti e comparse della sanità a stelle e strisce.

Lotte intestine sono infatti protagoniste dell’attuale panorama sanitario d’Oltreoceano, caratterizzato da liti tra assicurazioni e operatori sanitari, dispute territoriali tra le diverse specializzazioni e medici di base che tentano in ogni modo di ottenere una piccola fetta della torta finanziaria. Ma in tutto questo, perdono di vista la minaccia più grande: non un esercito di non-morti pronti ad invadere i Sette Regni (o i Cinquanta Stati), ma costi della sanità che aumentano molto più velocemente del previsto, ospedali e luoghi di cura sempre meno efficienti, un contesto veramente vicino al punto di rottura. La Barriera sta per cadere.

I dati della CDC (Centers for Disease Control and Prevention) indicano che il 40% dei dipendenti americani ha un’assicurazione sanitaria con franchigie elevate. Cinque anni fa, erano il 14%. A stipendio invariato, il contributo dei lavoratori per i premi è aumentato del 32% rispetto al 2012. Il risultato è che i lavoratori oggi destinano in media 5714 dollari l’anno alle assicurazioni sanitarie. Cifre che raggiungono i 6814 dollari per chi lavora in aziende con meno di 200 dipendenti.

Oggi negli Stati Uniti ci sono più di 5500 ospedali. Proprio come trenta o quaranta anni fa quando il bisogno di assistenza ospedaliera era decisamente maggiore. «Decisamente troppi», quindi. «Assistenza inutile che ha alzato i prezzi senza averne migliorato la qualità», a detta del Professor Pearl.

Per anni si è discusso della necessità di trasformare il sistema sanitario americano. Tuttavia la maggior parte dei professionisti sanitari pensa che sarà sempre qualcun altro – il governo, le compagnie assicurative, i pazienti – a sostenere questo fardello economico sempre più pesante. «È necessario invece che qualcuno affronti la minaccia», prosegue Pearl. Bisogna trovare uno Jon Snow, che dalla cima dell’enorme Barriera di ghiaccio protegga i Regni e combatta in prima persona la minaccia esterna.

«La storia – reale, in questo caso – insegna che sono forze esterne che distruggono modelli organizzativi inefficienti. Il sistema sanitario non farà eccezione. La Barriera che protegge lo status quo sta per sbriciolarsi e segni di distruzione iniziano ad essere evidenti ovunque», continua il Professore. Il riferimento è agli ufficiali della Contea di Santa Barbara, per esempio, talmente stanchi dei prezzi da monopolio dei due ospedali locali che hanno iniziato ad offrire ai propri impiegati migliaia di dollari pur di andare a sottoporsi ad interventi di routine a San Diego. E in tutto il Paese, sono sempre più i pazienti che vanno in Tailandia o alle Isole Cayman, dove la qualità dell’assistenza è pari ai migliori ospedali statunitensi ma con tariffe pari alla metà di quelle richieste a casa.

L’inverno sta arrivando per il sistema sanitario americano attuale. Ma quale sarà il punto di rottura? Ne “Il Trono di Spade”, è un drago zombie che con un paio di soffiate scioglie il gigantesco muro di ghiaccio che separa i vivi dall’infinito esercito degli Estranei. Per il sistema sanitario si attende un evento decisamente meno spettacolare, «magari la prossima recessione o il fallimento del Congresso per stabilizzare i mercati assicurativi. Ma le conseguenze non saranno meno estreme».

«Per rendere il sistema sanitario statunitense più efficiente, alcuni ospedali dovranno chiudere i battenti. Sarà doloroso per gli ospedali, ma positivo per l’assistenza. Di conseguenza, saranno necessari meno specialisti che dovranno praticare più procedure e con maggiore competenza. Le risorse per gli interventi specialistici – prosegue il Professor Pearl – saranno destinati all’assistenza primaria, in modo da poter massimizzare la medicina preventiva e la gestione delle malattie croniche. Tutti i medici dovranno offrire ai propri pazienti la possibilità della telemedicina e di altre forme di assistenza virtuale. Niente di tutto questo sarà facile, ma sarà necessario per salvare il sistema».

Per fare tutto questo, non sarà possibile contare su creature soprannaturali e soluzioni magiche, ma saranno necessari «leader con una visione ben chiara, in grado di anticipare e contrastare forze distruttive, di mobilizzare le persone, di creare ampie collaborazioni e di fare in modo che il cambiamento avvenga prima che sia troppo tardi».

«Il governo americano ha il potere di regolamentare il mercato sanitario per renderlo competitivo e trasparente. Con un supporto bipartisan, il Congresso può modificare il sistema tariffario degli ospedali e delle aziende farmaceutiche, attualmente opaco e monopolistico. Nel settore privato, anche le compagnie principali hanno il potere di trasformare l’assistenza sanitaria, ma ci riusciranno solo se coordineranno i loro sforzi».

«Tutti i professionisti sanitari hanno un decennio, forse due, prima che un elemento distruttivo importante trasformi la pratica medica statunitense. E anche se non sappiamo esattamente quando o come questo avverrà, siamo certi di una cosa: se aspettiamo che sia un drago magico a scendere in picchiata per salvare il sistema, resteremo tutti molto delusi», conclude Pearl.

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