Salute 20 Marzo 2018 13:47

Marco Simonelli (OIS): «Per i medici italiani non è un problema curare i migranti. Ma si richiedono competenze specifiche e formazione»

Il sondaggio anticipato in un convegno organizzato da OIS (Osservatorio Internazionale per la Salute Onlus) e Dandelion. «Come superare le barriere linguistiche e culturali? La soluzione può essere integrare le comunità straniere all’interno del SSN. Chi meglio di loro può “tradurre” la diversa percezione della malattia?»

Il fenomeno migratorio è ormai una realtà permanente con cui ci confrontiamo quotidianamente; nel relazionarci con persone immigrate o straniere però, incontriamo spesso ostacoli di vario tipo che influenzano il dialogo interculturale. Gli ostacoli alla comunicazione partono da diversità linguistiche, certo, ma non solo; si tratta, soprattutto, di differenze culturali che nascono da esperienze di vita molto diverse. Nel caso dei migranti, parliamo di eventi traumatici che provocano un forte disagio psicologico, ferite che portano con sé all’arrivo in un paese straniero.

Le difficoltà di comprensione e interazione si sviluppano anche in ambito sanitario, nel rapporto tra medici e pazienti immigrati, dove spesso, si creano incomprensioni a livello linguistico ma anche a causa di una percezione diversa della malattia. Marco Simonelli dell’Osservatorio Internazionale per la Salute Onlus, ha analizzato i risultati più interessanti emersi da un sondaggio che ha indagato le relazioni tra professionisti sanitari e stranieri ai microfoni di Sanità Informazione. «I dati che abbiamo registrato ci dicono che più del 90% dei medici e degli operatori sanitari hanno quotidiani contatti con persone che non sono di cultura italiana: migranti o stranieri residenti in Italia già da tempo – spiega -. Di questi, il 65% non percepisce il fenomeno migratorio come un problema, lo ritiene parte della propria normalità quotidiana e lavorativa. Solo una piccola parte, un 40%, lo considera una difficoltà in più».

LEGGI ANCHE: PERCHÈ IL PAZIENTE IMMIGRATO NON MI GUARDA? LE DIFFERENZE CULTURALI CHE COMPLICANO IL RAPPORTO TRA MEDICI E STRANIERI

Nonostante questo, l’identità culturale – lingua, credenze religiose, princìpi e convinzioni – comporta una visione differente del concetto di salute e malattia che condiziona e complica inevitabilmente il rapporto tra medico e paziente straniero: «I professionisti sanitari hanno competenze mediche ma non hanno le conoscenze “sociali” per affrontare i problemi di una comunicazione di questo tipo: cultura e lingua diversa, ma soprattutto, credenze religiose, differente percezione della malattia. Ed è per questo che l’80% sostiene di avere bisogno di competenze specifiche per assistere e supportare pazienti stranieri – avverte -. La difficoltà esiste anche dal punto di vista eziologico, quando un migrante dice: “C’è un fuoco che mi brucia dentro” e un medico non sa a cosa si riferisca né come interpretare questa espressione. Anche con l’aiuto di un mediatore culturale, rimane il bisogno di creare un contatto tra la comunità che arriva e la comunità che ospita». Cosa si può fare per facilitare la comunicazione tra camici bianchi e immigrati o stranieri? Ecco la proposta di Marco Simonelli: «A Roma ci sono comunità di base di migranti molto forti – Bangladesh, Senegal – nessuno ha mai pensato di integrarle all’interno del sistema sanitario nazionale. Questa potrebbe essere una soluzione perché nessuno meglio di loro riuscirebbe a “tradurre” questo linguaggio in un messaggio chiaro e corretto sia sul piano linguistico che culturale. È questo il gap da colmare in Italia» conclude.

LEGGI ANCHE: MIGRANTI E SALVAGUARDIA SALUTE: OIS LANCIA IL SUO PIANO PER FORMAZIONE E SUPPORTO MEDICI

 

SEGUICI ANCHE SU FACEBOOK <— CLICCA QUI

 

Articoli correlati
Bambini immigrati, pediatra garantito anche senza permesso di soggiorno
Il provvedimento in Regione Campania grazie all’impegno di Emergency. Per avere l’assegnazione sarà sufficiente il codice STP
Immigrazione, Aodi (Amsi): «Solo il 7% di 800.000 persone senza tessera sanitaria ha il green pass»
Solo in 13 regioni su 21 si possono effettuare vaccini per irregolari, ribadisce Aodi (AMSI) e denuncia i ritardi nelle vaccinazioni nei paesi più poveri
Migranti e salute, presentata l’edizione 2020 del Corriere della Salute di Sanità di Frontiera
Siamo davvero invasi dai migranti? Chi viene nel nostro Paese ci ruba il lavoro? Sono dei privilegiati e hanno accesso a servizi preclusi, invece, agli italiani? Sono queste alcune delle domande a cui l’edizione 2020 de “Il Corriere della Salute di tutti”, la rivista di Sanità di Frontiera, intende dare una risposta
Covid-19, stretta sulla movida: discoteche chiuse e mascherine obbligatorie anche all’aperto
In Italia aumentano i contagi e scende l'età media dei contagiati, con forme anche severe. Le disposizioni per contenere la diffusione del virus
Migranti, interrogazione di Regimenti (Lega) a Commissione Ue: «Salute pubblica a rischio, valuti blocco navale per gestire flussi»
In una interrogazione alla Commissione Regimenti chiede anche di «affrontare la questione degli sbarchi nei Paesi del Mediterraneo in coordinazione col Consiglio, con riferimento al pericolo costituito dai migranti contagiosi», risultati positivi al Covid-19
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Mieloma multiplo. Aspettativa di vita in aumento e cure sul territorio, il paradigma di un modello da applicare per la prossimità delle cure

Il mieloma multiplo rappresenta, tra le patologie onco-ematologiche, un caso studio per l’arrivo delle future terapie innovative, dato anche che i centri ospedalieri di riferimento iniziano a no...
Salute

Parkinson, la neurologa Brotini: “Grazie alla ricerca, siamo di fronte a una nuova alba”

“Molte molecole sono in fase di studio e vorrei che tutti i pazienti e i loro caregiver guardassero la malattia di Parkinson come fossero di fronte all’alba e non di fronte ad un tramonto&...
di V.A.
Politica

Il Nobel Giorgio Parisi guida l’appello di 14 scienziati: “Salviamo la Sanità pubblica”

Secondo i firmatari "la spesa sanitaria in Italia non è grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e l'autonomia differenziata rischia di ampliare ...