Politica 1 Agosto 2017 13:16

Nuovo codice di condotta per il salvataggio dei migranti: non tutte le Ong firmano

Tra le Ong presenti all’incontro, solo Save the Children ha firmato il codice. Da segnalare, tra coloro che si oppongono, Medici Senza Frontiere. Il Viminale: «Chi non accetta il codice è fuori dal sistema organizzato per il salvataggio in mare»

Le Ong si dividono sul codice di condotta del Viminale per il salvataggio in mare dei migranti: non tutte infatti lo firmano e il Ministero dell’interno avverte che il rifiuto «pone quelle organizzazioni non governative fuori dal sistema organizzato per il salvataggio in mare, con tutte le conseguenze del caso concreto che potranno determinarsi, a partire dalla sicurezza delle imbarcazioni stesse». A sottoscrivere l’accordo sono state MOAS e Save the Children, mentre Proactiva Open Arms ha fatto pervenire una comunicazione per annunciare la volontà di firmare l’accordo. L’organizzazione francese Médecins Sans Frontières (Msf) ha invece consegnato una lettera diretta al Ministro dell’interno Marco Minniti con la quale da un lato prende atto «dell’esemplare ruolo svolto dall’Italia», ma al tempo stesso mette in luce che «i principi umanitari di indipendenza, imparzialità e neutralità non hanno consentito la firma assieme alle altre organizzazioni». Ciò nonostante, Msf ha ritenuto liberamente di adeguarsi alla gran parte dei principi del Codice da loro condivisi.

Il codice di condotta è articolato in 13 punti: la versione definitiva è stata approntata venerdì scorso dal Viminale. Tra le disposizioni su cui c’è maggiore disaccordo, il divieto di trasferire le persone soccorse su altre navi e la presenza di autorità di polizia a bordo per raccogliere informazioni utili per le indagini sul traffico di essere umani. Proprio nel tentativo di superare le iniziali perplessità delle Ong, il testo originale è stato parzialmente modificato: gli ufficiali di polizia giudiziaria a bordo saranno presenti solo «per il periodo strettamente necessario», ma difficilmente verrà accolta la richiesta delle Ong che vorrebbero che gli agenti lasciassero a terra le armi. Per quanto riguarda il trasbordo di migranti su altre navi sarà invece possibile «nei casi richiesti dall’MRCC competente» e «sotto il suo coordinamento».

Gli altri punti del codice di condotta poi prevedono che le Ong dichiarino le proprie fonti di finanziamento, vietano ai soccorritori di entrare nelle acque libiche «salvo in situazioni di grave e imminente pericolo» e di spegnere o ritardare la trasmissione dei segnali di identificazione, così come di agevolare tramite comunicazioni la partenza delle barche. Dovrà poi essere attestata l’idoneità tecnica dell’equipaggio e delle navi per le attività di soccorso, che dovranno ad esempio avere a bordo la possibilità di conservare eventuali cadaveri. Le Ong dovranno informare costantemente lo Stato di bandiera sulle attività svolte, soprattutto se avvengono al di fuori di una zona di ricerca istituita ufficialmente. Al momento dello sbarco, i soccorritori dovranno poi cooperare lealmente con l’autorità di pubblica sicurezza del luogo e, una volta soccorsi i migranti e nei limiti del possibile, dovranno recuperare le imbarcazioni e i motori usati dai trafficanti di uomini. Infine, in caso di infrazioni, non viene specificata un’eventuale interdizione dai porti ma è previsto che l’inosservanza degli impegni del codice di condotta possano comportare «l’adozione di misure da parte delle autorità italiane nei confronti delle relative navi, nel rispetto della legislazione internazionale e nazionale, nell’interesse pubblico di salvare vite umane».

Non erano invece presenti alla sottoscrizione le Ong Sea Watch, Sea ye, Association europeenne de sauvetage en mer (Sos Mediterranée), mentre Jugend Rettet non ha firmato. «Abbiamo deciso di non firmare questo codice. Noi possiamo firmare soltanto nel caso in cui le nuove norme rendano più efficiente il nostro lavoro e aumentino la sicurezza dei nostri volontari», ha detto il rappresentante di Jugend Rettet, Titus Molkenbur, lasciando il Viminale. Save the Children, invece, ha deciso di firmare «perché gran parte delle cose che prevede il codice noi già le facciamo», ha detto il Direttore generale Valerio Neri. «L’unico punto che per noi rappresentava una criticità – ha spiegato Neri – era quello che introduce il divieto di trasbordare i migranti da una nave a un’altra, ma questo si è risolto con il ruolo che svolgerà la guardia costiera. Mi spiace che altre Ong non abbiano deciso di sottoscrivere questo codice».

Articoli correlati
Depresse, malnutrite e senza istruzione: la vita al limite delle bambine afghane
Nel suo ultimo Rapporto, l’associazione umanitaria Save the Children denuncia le conseguenze in Afghanistan della dittatura talebana. Le peggiori toccano alle bambine afghane: non possono frequentare la scuola, mangiano sempre meno e, in alcuni casi sono costrette a matrimoni precoci
Save the Children, gli adolescenti italiani credono alla scienza: «Opportunità per salvare il pianeta»
Nove adolescenti su 10 affermano che studiare materie scientifiche li aiuterà a risolvere i grandi problemi del mondo. Nei prossimi 10 anni, secondo un sondaggio Save the Children, i più giovani vedono l'invecchiamento, il clima e le disuguaglianze come i temi su cui dovrà concentrarsi il sapere scientifico
Sopravvissuti a violenza e torture, a Palermo un ambulatorio specialistico per migranti
Il servizio per la riabilitazione di migranti e rifugiati, è stato inaugurato due mesi fa. Nato dalla collaborazione di Medici Senza Frontiere (MSF) e l’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) di Palermo, offre sostegno psicologico, medico, sociale e legale
di Isabella Faggiano
Covid, MSF: «Vaccinare persone ad alto rischio nei Paesi in via di sviluppo prima di quelle a basso rischio nei Paesi ricchi»
La presidente di Medici Senza Frontiere Claudia Lodesani: «Il 75% dei vaccini somministrato in 10 Paesi del mondo. Ci sono Stati che non hanno ricevuto ancora una singola dose. I brevetti vanno sospesi per tutta la durata della pandemia»
di Federica Bosco
Brasile, la strage del Covid-19 in Amazzonia. Hirata (MSF): «È tra le regioni con il maggior numero di morti»
Il capo progetto di Medici Senza Frontiere nello stato di Amazonas: «Assistiamo i pazienti critici in terapia intensiva, garantiamo l’isolamento medico per quelli meno gravi e promuoviamo la salute per spezzare la catena del contagio»
di Isabella Faggiano
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Mieloma multiplo. Aspettativa di vita in aumento e cure sul territorio, il paradigma di un modello da applicare per la prossimità delle cure

Il mieloma multiplo rappresenta, tra le patologie onco-ematologiche, un caso studio per l’arrivo delle future terapie innovative, dato anche che i centri ospedalieri di riferimento iniziano a no...
Salute

Parkinson, la neurologa Brotini: “Grazie alla ricerca, siamo di fronte a una nuova alba”

“Molte molecole sono in fase di studio e vorrei che tutti i pazienti e i loro caregiver guardassero la malattia di Parkinson come fossero di fronte all’alba e non di fronte ad un tramonto&...
di V.A.
Advocacy e Associazioni

Oncologia, Iannelli (FAVO): “Anche i malati di cancro finiscono in lista di attesa”

Il Segretario Generale Favo: “Da qualche anno le attese per i malati oncologici sono sempre più lunghe. E la colpa non è della pandemia: quelli con cui i pazienti oncologici si sco...