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Prevenzione 9 Agosto 2018

Salute, paese in cui vai microbo che trovi. Le malattie trasmesse da cibi e bevande

Estate: grande caldo, tanta gente che viaggia e si sposta da un paese all’altro ed anche le abitudini alimentari che cambiano ci espongono a nuovi rischi per la salute. L’Istituto Pasteur Italia fornisce indicazioni utili a tutti i vacanzieri per viaggiare in sicurezza e conoscere le malattie trasmesse da cibi e bevande. Per chi ha scelto […]

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Estate: grande caldo, tanta gente che viaggia e si sposta da un paese all’altro ed anche le abitudini alimentari che cambiano ci espongono a nuovi rischi per la salute. L’Istituto Pasteur Italia fornisce indicazioni utili a tutti i vacanzieri per viaggiare in sicurezza e conoscere le malattie trasmesse da cibi e bevande.

Per chi ha scelto i paesaggi mozzafiato e le tradizioni culturali dell’Africa, del sud-est asiatico, del Centro e del Sud America e vuole assaporare i deliziosi “cibi di strada”, tra le vaccinazioni consigliate ci sono quelle contro malattie infettive che possono essere trasmesse da acqua o cibo contaminato, prime fra tutte l’epatite A ed il tifo. Le vaccinazioni contro queste infezioni possono essere effettuate anche in forma combinata.

L’epatite A è un’infezione virale diffusa in tutto il mondo, con una percentuale di rischio più alta nei Paesi in via di sviluppo e con condizioni igienico sanitarie non ottimali. Si trasmette per via oro-fecale,spesso da frutti di mare crudi o non adeguatamente cotti.

La febbre tifoide è un’infezione causata dal batterio Salmonella Typhi e, se non trattata, ha un tasso di mortalità superiore al 10%. Anche in questo caso la trasmissione avviene per lo più tramite l’ingestione di cibi e/o bevande maneggiate da persone infette, oppure tramite la contaminazione, attraverso gli scarichi fognari, dell’acqua usata per bere o per lavare il cibo. Particolarmente a rischio sono i Paesi dell’Africa settentrionale, il Perù e l’Asia meridionale. In generale la febbre tifoide continua a rappresentare un pericolo per la salute nella maggior parte dei Paesi tropicali, tra i quali l’Indonesia (più di 1000 casi ogni 100.000 abitanti). Assieme alla vaccinazione, la prevenzione della febbre tifoide deve essere accompagnata attraverso un’attenta igiene personale, in particolare il lavaggio delle mani dopo l’uso del bagno e prima del contatto col cibo.

Il colera, causato dal batterio Vibrio cholerae, rappresenta un’altra pericolosa infezione causata da acqua o cibi contaminati.  Molto diffuso in Asia, specialmente in India, Thailandia e Vietnam, il colera miete ancora molte vittime soprattutto nei Paesi colpiti da disastri e guerre (tristemente nota l’epidemia di colera e di tifo che nel 2010 ha colpito Haiti).  Contro il colera è disponibile un vaccino che si assume per via orale.

Anche gli appassionati della cultura underground delle metropoli e amanti del sushi e delle crudités di mare devono prestare molta attenzione. Non tutti sanno, infatti, che il pesce crudo può contenere dei parassiti che causano malattie nell’uomo, come per esempio Anisakis – ritenuto dalla European Food Safety Authority (EFSA) il rischio biologico più serio legato al consumo di pesce. Anisakis è un verme (nematode) ubiquitario in tutti i mari del mondo, le cui larve si localizzano prevalentemente nella cavità viscerale (e talvolta anche nella muscolatura adiacente) di pesci e molluschi. Le specie maggiormente infestate sono anche di interesse economico-commerciale (alice, sardina, nasello, sgombro o lanzardo, pesce sciabola, sugherello, totani). L’uomo è un ospite accidentale nel ciclo biologico di Anisakis e acquisisce l’infezione (anisakiasi gastrica o intestinale) attraverso il consumo di pesce crudo non preventivamente abbattuto, o poco cotto. La temperatura rappresenta un parametro importante per la sopravvivenza della larva anche post mortem del pesce; è perciò importante seguire la legislazione del Ministero della Salute, che impone l’abbattimento (congelamento a -20°C per 24h; oppure a -18°C per 96h) del pesce che si vuole consumare crudo. La cottura ad alte temperature (al di sopra dei 50°C), che arrivi al cuore del prodotto ittico, è altresì efficace a provocare la morte del parassita.

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di I.F.