Giovani 28 Aprile 2015 15:47

Giovani medici, il MIUR non apre la borsa…

Il ministro Giannini gela gli aspiranti specializzandi: “Per quest’anno nessun aumento”. Ma la professione resta sotto pressione: annunciato lo sciopero dei medici di famiglia per il 19 maggio

Giovani medici, il MIUR non apre la borsa…

Quest’anno non aumenterà il numero delle borse per la scuola di specializzazione in Medicina”. Lo ha riferito il ministro all’Istruzione, Stefania Giannini, nell’audizione in Commissione a Palazzo Madama. “Se si potesse fare uno sforzo economico – ha aggiunto – ma anche programmatico nel potenziamento del numero di borse di studio per le specializzazione avremmo risolto gran parte del problema”.

Dopo aver ricordato che lo scorso anno si era già riusciti ad aumentare le borse, ha poi svelato di aver intrapreso un dialogo con il ministero dell’Economia, ragionando sui risparmi della recente riforma di riordino delle scuole di specializzazione (sono state ridotte da 61 a 55 e soprattutto la loro durata è stata accorciata di un anno). Si parla di un centinaio di borse in più, “ma i risparmi – ha precisato Stefania Giannini – non potremo utilizzarli in questo esercizio finanziario, ma sul prossimo”. Quindi nessuna borsa in più nell’immediato. In coda alla sua audizione, il ministro all’Istruzione ha poi annunciato di aver firmato il regolamento che rivede il test di selezione per le scuole di specializzazione. Il bando per il prossimo concorso dovrebbe arrivare come previsto entro il 30 aprile, mentre le prove saranno svolte entro la fine di luglio.

Dall’imbuto formativo si continuerà quindi ad uscire sempre più spesso con la valigia che con un camice bianco. È la dura realtà dei giovani medici italiani. I numeri sono in tal senso eloquenti: lo scorso anno erano 67mila le aspiranti matricole per la facoltà di Medicina; ne sono poi entrate 10mila e una volta arrivate alla laurea (circa 9mila) si sono contese 5,5mila borse di studio per la scuola di specializzazione. Un percorso ad ostacoli, ma obbligato, che – in attesa della riforma da tempo annunciata (e auspicata…)  – necessiterebbe, nel frattempo, almeno di qualche asperità in meno. Radunati davanti al MIUR, nelle principali piazze italiane e nei policlinici del Paese, gli aspiranti specializzandi lo hanno chiesto la scorsa settimana con un singolare flash mob, scandito dalla lettura del giuramento di Ippocrate.

Una protesta a cui il ministro all’Istruzione, Stefania Giannini non è rimasta insensibile. Non è, però, riuscita a dare le risposte attese dagli aspiranti specializzandi, legittimamente preoccupati, considerando che ogni anno l’attuale sistema genera quasi 4mila esuberi, costringendoli ormai sempre più spesso a cercare lavoro fuori dall’Italia. Un’autentica beffa, come fa notare Andrea Silenzi, vice-presidente vicario di SIGM: “Siamo in un momento in cui l’Europa è senza confini e c’è richiesta di medici all’estero, mentre in Italia non ci sono sbocchi. Il rischio – aggiunge – è quello di aver investito le poche risorse a disposizione per formare professionisti che andranno poi ad arricchire altri Paesi, impoverendo il nostro Sistema Sanitario, ormai composto esclusivamente da medici avanti con gli anni”. Ed il mancato impiego dei giovani, alimentato dal blocco del turnover comporta, peraltro, turni massacranti in corsia che espongono lo Stato, inadempiente rispetto la direttiva 2003/88 sugli orari di lavoro, ad una valanga di ricorsi.

Il caso resta, insomma, cristallizzato nelle sue contraddizioni. Sempre in Commissione il ministro ha annunciato due novità, che saranno un palliativo e non una cura. Nello specifico verrà introdotto un test auto-valutativo per le classi dell’ultimo anno che “servirà agli studenti per essere più consapevoli” e in più gli atenei sollecitati dal Ministero metteranno in pista corsi propedeutici ai quiz d’accesso a Medicina, sui quali si sta lavorando ad una revisione.  È ancora troppo poco anche in relazione agli ultimi dati emersi dal rapporto Almalaurea: ad un anno dalla laurea in Medicina lavora il 61% degli infermieri contro il 41% dei medici e il 53,7% dei laureati nel settore chimico/farmaceutico.

I giovani medici non si arrendono. Nonostante le difficoltà da superare ora e quelle da affrontare anche in futuro in un panorama in cui il medico è costretto a lavorare sempre con meno risorse ed in condizioni estreme, che rendono il settore una polveriera tra continue azioni legali e proteste. L’ultima è quella annunciata dal FIMMG: il 19 maggio incroceranno le braccia i medici di famiglia, per il mancato rinnovo della convenzione con il Ssn. Le trattative sono aperte da sei mesi e ora la Conferenza delle Regioni viene messa alle strette con uno sciopero, cui potrebbero seguirne altri.

“La molla che ci spinge ad andare avanti è la passione – spiega Giorgio Re, medico chirurgo,  rappresentante del Comitato Nazionale Aspiranti Specializzandi – e noi ci crediamo da quando iniziamo il percorso di Medicina. Chiediamo solo la possibilità di diventare specialisti e di poter garantire ai cittadini il diritto di essere curati. Questo sarà possibile solo se ci sarà un futuro certo per il nostro lavoro ed in tal senso è fondamentale una razionalizzazione e programmazione diversa da parte del Miur”.

E proprio al MIUR Federspecializzandi ha ricordato di aver formulato già a febbraio una serie di proposte in vista del nuovo bando, evidenziando le criticità del passato in un documento di analisi presentato con l’hashstag #aspettandoconcorso2015. “Ci aspettiamo che se ne sia tenuto conto”, scrivono ora, ricordando di aver toccato tutti i punti nodali: dai ritardi nell’emanazione del bando ai contratti, passando attraverso modalità e tipologia delle prove e le graduatorie.

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